È morto Boris Pahor

AGI – È morto lo scrittore e intellettuale di lingua slovena di Trieste, Boris Pahor. Aveva 108 anni. Ne dà notizia il quotidiano sloveno Primorsky Dnevnik. Nato a Trieste nel 1913, Pahor era considerato il più importante scrittore sloveno con cittadinanza italiana e una delle voci più profonde e significative della tragedia della deportazione nei lager nazisti, raccontata in ‘Necropoli’, ma anche delle discriminazioni contro la minoranza slovena a Trieste durante il regime fascista. 

L’intellettuale, testimone in prima persona delle tragedie del Novecento, ha scritto una trentina di libri tradotti in decine di lingue. Alcuni dei più noti e importanti: ‘Qui è proibito parlare’, ‘Il rogo nel porto’, ‘La villa sul lago’, ‘La città nel golfo’.

Scompare #BorisPahor ma non scompariranno le sue parole poetiche e profetiche sugli orrori del #Novecento contro le #minoranze. Un dovere ripeterle e trasmetterle alle future generazioni. pic.twitter.com/pxfIMiyS9n

— Enrico Letta (@EnricoLetta)
May 30, 2022

Il 13 luglio del 2020 Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva conferito a Boris Pahor l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Pahor fu tra gli ultimi testimoni viventi del rogo fascista del Narodni Dom avvenuto a Trieste il 13 luglio 1920 ed ha rappresentato un vero e proprio faro all’interno della comunità slovena dal Carso fino al Tarvisiano, passando per Gorizia e la Benecija delle valli del Natisone.

Cattolico, durante il regime fascista subì sulla propria pelle la snazionalizzazione del suo popolo ad opera di Benito Mussolini. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale si unì alla resistenza e nel 1944 venne catturato dai nazisti e deportato nei lager in Germania.

Proprio la terribile esperienza vissuta nei campi di Natzweiler, Markirch, Dachau, Nordhausen, Harzungen e Bergen-Belsen, nel 1967 condurà Pahor a scrivere ‘Necropoli’, il libro con cui solamente in eta’ avanzata diventerà famoso in Italia. Tradotto in molte lingue, il suo capolavoro infatti arriva tardi in Italia, appena nel 1997, trent’anni dopo la sua prima edizione originale.

Durante la sua vita Pahor e’ stato decorato della Legion d’honneur francese e del cavalierato dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, oltre alla più alta onorificenza della Repubblica di Slovenia.