Gli Usa evitano il default, Biden ha firmato la legge

AGI – Dopo diverse settimane di confronto politico, Joe Biden ha firmato oggi, a due giorni dalla scadenza del 5 giugno, la legge che evita il rischio di un default degli Stati Uniti, lo annuncia la Casa Bianca. Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato questa settimana la legge, che sospende il tetto del debito pubblico statunitense fino al gennaio 2025 e fissa anche alcuni obiettivi di bilancio.

Il Presidente ha ringraziato i leader del Congresso, tra cui il leader repubblicano Kevin McCarthy, per la loro “cooperazione” sulla questione, ha aggiunto la Casa Bianca. Senza questa legge, approvata giovedì dal Senato a maggioranza democratica e mercoledì dalla Camera a maggioranza repubblicana, il Paese rischiava di andare in default sul debito già lunedì 5 giugno.

“Nulla sarebbe stato più irresponsabile, nulla sarebbe stato più catastrofico”, ha dichiarato ieri il Presidente degli Stati Uniti in un discorso solenne dallo Studio Ovale. “Trovare un consenso tra i partiti è difficile. L’unità è difficile. Ma non dobbiamo mai smettere di provarci”, ha aggiunto, ripetendo il messaggio di riconciliazione che ha segnato l’inizio del suo mandato e che ora è la parola d’ordine della sua campagna per il 2024. 

 

I just signed into law a bipartisan budget agreement that prevents a first-ever default while reducing the deficit, safeguarding Social Security, Medicare, and Medicaid, and fulfilling our scared obligation to our veterans.

Now, we continue the work of building the strongest… pic.twitter.com/42HIFBy8Y9

— President Biden (@POTUS)
June 3, 2023

 

La posta in gioco in questo confronto finanziario era anche altamente politica. Come candidato alla rielezione, Joe Biden sa che il suo primo handicap è l’età, 80 anni. Spera senza dubbio che questa vicenda del debito, che ha tenuto sulle spine i media e il mondo politico americano, rafforzi la sua immagine di leader competente e ragionevole.

Ieri Biden ha voluto “salutare” il suo avversario più importante sulla questione del debito, il capo repubblicano della Camera dei Rappresentanti, Kevin McCarthy. Per McCarthy si trattava di consolidare la sua autorità su un gruppo parlamentare eterogeneo, che va dai conservatori moderati ai sostenitori dell’ex presidente Donald Trump.

Anche lui candidato alla presidenza nel 2024, il miliardario repubblicano aveva chiesto una linea dura nei negoziati con la Casa Bianca. Alla fine, ciascuna parte rivendica più o meno la vittoria. I repubblicani si rallegrano di aver ottenuto il congelamento di alcune spese, mentre i democratici sono soddisfatti di aver preservato la maggior parte dei benefici sociali e dei principali investimenti.

Questa austera battaglia sulle finanze pubbliche, che si era già svolta quando Barack Obama era presidente, avrà probabilmente un effetto limitato sulle elezioni del 2024. Ma ha lasciato il segno: venerdì scorso, l’agenzia di rating Fitch ha tenuto sotto osservazione il prezioso rating AAA degli Stati Uniti, deplorando la “polarizzazione politica” e notando “un costante deterioramento della governance negli ultimi 15 anni”. Come quasi tutte le economie sviluppate, gli Stati Uniti vivono a credito – in termini assoluti, hanno il debito più alto del mondo. Ma nessun altro Paese industrializzato si scontra regolarmente con un rigido tetto del debito che il Congresso deve innalzare.