Lo scrittore russo Prilepin è uscito dal coma 

AGI – Lo scrittore russo pro-Cremlino Zakhar Prilepin, rimasto ferito ieri nell’esplosione della sua auto, è uscito dal coma indotto ed è stabile. Lo ha riferito Gleb Nikitin, il governatore della regione di Nizhny Novgorod. “Per quanto riguarda le condizioni di Zakhar, è stato svegliato dal coma indotto, è cosciente e, secondo i medici, è stabile e di buon umore”, ha scritto sul suo canale Telegram, aggiungendo che “va tutto bene”. 

Secondo la prima ricostruzione, sotto l’auto era stato installato un ordigno esplosivo improvvisato, a base presumibilmente di trinitrotoluene. L’autista è rimasto ucciso.

Prilepin, già combattente in Cecenia e Daghestan negli anni Novanta con le unità antiterrorismo, ha un passato di impegno politico che contemplò per un periodo anche l’opposizione al leader russo Vladimir Putin, quando militava nel Partito Nazional Bolscevico (poi sciolto per legge) assieme al più noto scrittore Eduard Limonov, scomparso due anni fa.

Il sospettato e la vicinanza a Kiev

Il comitato investigativo russo ha fatto sapere che l’uomo fermato in relazione all’attentato si chiama Aleksandr Permyakov e ha confessato di aver “agito su ordine dei servizi segreti ucraini”. Lo riportano le agenzie russe.

“Sulla strada lungo il percorso dell’auto di Prilepin”, si legge nella ricostruzione del Comitato investigativo russo dopo l’interrogatorio, “Permyakov ha piazzato un ordigno esplosivo che ha azionato a distanza. Successivamente è fuggito dalla scena, ma è stato arrestato dalle forze dell’ordine quando è uscito dal bosco in un’altra zona abitata”.

Il Comitato investigativo ha definito un “atto terroristico” l’attentato contro lo scrittore, che aveva combattuto tra il 2016 e il 2018 in Donbass e che aveva partecipato anche alle ostilità in Ucraina dopo essersi arruolato nella Guardia Nazionale. Il ministero dell’Interno ha confermato che Prilepin è rimasto ferito e che un’altra persona, quella al volante dell’auto esplosa, è morta.

I precedenti

Non è il primo attacco contro i nazionalisti russi negli ultimi mesi e Mosca ha sempre puntato il dito contro i servizi segreti ucraini. Il 2 aprile, il noto blogger militare Vladlen Tatarski, convinto sostenitore della campagna militare russa in Ucraina, è morto a seguito di un’esplosione in un bar di San Pietroburgo; secondo le autorità russe, i responsabili sono “i servizi segreti ucraini e i loro agenti, compresi quelli dell’opposizione russa in esilio”.

Il 6 marzo, il Servizio di sicurezza federale (Fsb) ha dichiarato di aver sventato un attacco, anch’esso presumibilmente preparato dall’Ucraina, contro il cosiddetto “oligarca ortodosso” Konstantin Malofeev, capo dell’emittente nazionalista Tsargrad.

Il 20 agosto 2022, l’auto della giornalista Daria Dugina, figlia di Aleksandr Dugin, filosofo alleato del presidente russo Vladimir Putin, è esplosa nella regione di Mosca, uccidendola. La Russia ha attribuito l’attacco a un cittadino ucraino.