Onu: “Sproporzionato l’intervento su Jabalia”. L’Israele rischia l’accusa per crimini di guerra

AGI – Israele ieri ha colpito il più grande campo profughi di Gaza con nuovi attacchi aerei, spingendo i funzionari delle Nazioni Unite per i diritti umani ad avvertire che prendere di mira aree residenziali densamente popolate “potrebbe equivalere a crimini di guerra”.

Le bombe hanno colpito il campo di Jabalia per la seconda volta in due giorni, polverizzando gli edifici e, secondo il ministero della Sanità diretto da Hamas, uccidendo decine di persone. Israele ha affermato che i suoi aerei da combattimento hanno effettuato l’attacco, prendendo di mira “un complesso di comando e controllo di Hamas” ed “eliminando” un numero indefinito di militanti.

I soccorritori hanno detto che sono morte “intere famiglie”. Israele ha colpito più di 11.000 obiettivi a Gaza dal 7 ottobre, quando uomini armati di Hamas hanno fatto irruzione in Israele uccidendo 1.400 persone, tra cui molti civili uccisi a sangue freddo. Molte nazioni hanno sostenuto il diritto di Israele di reagire contro Hamas, ma con l’aumento del numero dei civili sono aumentate anche le critiche alle tattiche israeliane.

Secondo il ministero della Sanità di Gaza, finora sono stati uccisi 8.796 abitanti di Gaza, soprattutto donne e bambini. Interi quartieri di Gaza sono stati rasi al suolo. Martedi’ le forze israeliane avevano già colpito il campo di Jabalia, uccidendo almeno 47 persone.

E Joe Biden si è detto favorevole a una “pausa” per consentire ai “prigionieri” di lasciare l’enclave. Il presidente degli Stati Uniti, candidato per un secondo mandato, stava parlando a un evento di raccolta fondi quando un membro del pubblico ha gridato: “Come tuo rabbino, ti chiedo di chiedere immediatamente un cessate il fuoco”. “Penso che abbiamo bisogno di una pausa. Una pausa significa dare tempo per far uscire i prigionieri”, ha detto.

La Casa Bianca, interrogata su queste affermazioni, ha poi chiarito che per “prigionieri” il presidente si riferiva agli ostaggi del movimento islamista Hamas. “Sono stato io a convincere Bibi (il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ndr) a chiedere un cessate il fuoco per far uscire i prigionieri. Sono stato io a parlare con Sissi (il presidente egiziano) per convincerlo ad “aprire la porta”, precisamente al valico di Rafah nel sud della Striscia di Gaza, si e’ nuovamente difeso. Il presidente ha poi precisato che si trattava della recente liberazione di due ostaggi americani del gruppo islamico palestinese.

La Casa Bianca finora si e’ rifiutata di discutere un cessate il fuoco, ritenendo che questo farebbe esclusivamente il gioco di Hamas, ma ha già chiesto “pause umanitarie” per consentire la consegna degli aiuti o effettuare evacuazioni.