A Singapore, a Natale, si brinda con Prosecco italiano

AGI –  In occasione della recente Borsa Vini organizzata da Italian Trade Agency (Agenzia ICE) a Singapore, in cui 21 produttori italiani sono stati presentati al mercato ASEAN, l’Ambasciatore d’Italia Dante Brandi ha salutato la vittoria del Consorzio di Tutela della Denominazione di Origine Controllata (DOC) Prosecco contro l’Australian Grape and Wine Inc., a garanzia degli interessi di una produzione che copre Belluno, Gorizia, Padova, Pordenone, Treviso, Trieste, Udine, Venezia e Vicenza. Insomma, è ormai certo. A Natale, a Singapore, si brinda con Prosecco rigorosamente italiano.

L’esito della diatriba giudiziaria con l’Australia è considerata un’importante vittoria per il vino italiano più venduto nel mondo, bandiera del Made in Italy. Singapore ha registrato il Prosecco come un’Indicazione Geografica (IG) e ha rigettato l’istanza dei produttori e vinificatori australiani, che avevano invece vinto nell’appello del 2021 contro la decisione favorevole precedentemente presa dall’Ufficio di Proprietà Intellettuale di Singapore (IPOS), nel corso di un’accesa diatriba iniziata nel 2019.

“Un risultato che premia il lavoro pluriennale che il nostro Consorzio porta avanti a livello comunitario, nazionale e internazionale” ha commentato il presidente del Consorzio Stefano Zanette.

“La sentenza della Corte conferma ancora una volta l’affidabilità del paese per tutte le imprese estere” ha aggiunto la Camera di Commercio italiana a Singapore, mentre l’Ambasciatrice dell’UE a Singapore, Iwona Piórko, ha ricordato: “sono 165 le IG qui attualmente registrate e protette con uso esclusivo del nome, a frutto della progressiva implementazione dell’Accordo di Libero Commercio tra l’Unione Europea e Singapore in vigore dal Novembre 2019. Il Prosecco è un vino autentico ad alto valore commerciale, con volumi d’esportazione in crescita nel Sudest asiatico. La sentenza è cruciale: tutela l’interesse del consumatore locale, chiude in modo definitivo il contenzioso sulla registrazione del Prosecco DOC a Singapore ed è un monito per simili sovrapposizioni”, ha concluso l’Ambasciatrice.

Il riconoscimento dell’indicazione geografica, come chiarisce la Delegazione europea, è legata alla giurisdizione del singolo paese. Il Prosecco DOC è già riconosciuto in paesi come India, Giappone e Vietnam. In Cina, ha ottenuto la registrazione come marchio collettivo nel 2022 e si prevede che venga registrato come IG entro il primo marzo 2025 nel quadro dell’accordo Ue-Cina sulle IG, entrato in vigore nel marzo 2021. Ma in altri paesi dell’area ASEAN, come Thailandia, Filippine e Indonesia, l’atteso accordo sul libero commercio con l’UE (FTA) è in corso dal lontano 2007. Ad oggi è stato raggiunto solo in Vietnam e Singapore, dove appunto è stato recepito il riconoscimento IG.

Eppure, gli interessi italiani nel Sud Est asiatico sono importanti. “Dopo aver coperto i principali mercati, abbiamo già pianificato nuove registrazioni in paesi emergenti, particolarmente rilevanti dal punto di vista turistico, e nelle nazioni in cui la normativa sulle IG è di recente introduzione” ha detto Alessandra Zuccato, responsabile dell’ufficio legale del Consorzio.

E non non è difficile capirne le ragioni. “Solo in Thailandia i ricavi nel mercato del vino sono a oltre 950 milioni di dollari nel 2023 e aumenteranno annualmente del 4,6% entro il 2028” racconta Francesco Neirotti, responsabile Sud Thailandia di The Wine Merchant, che aggiunge: “Cresce la classe medio-alta, esigente e preparata. Ci sono sommelier locali di altissimo livello. Per il Super Tuscan il cliente è disposto a spendere fino ai 600 euro a bottiglia in hotel, solo a Bangkok ci sono oltre 420 ristoranti italiani, una cinquantina a Phuket. Nel nostro negozio-storage è in vendita a 300 euro, lo finiamo in una settimana. ”

Insomma, seppur lentamente e a macchia di leopardo, con procedure non sempre armonizzate, avanza la tessitura dei diversi Accordi commerciali bilaterali, che dal 2006 costituiscono il principale strumento commerciale comunitario. In questo quadro, la tutela IG, di cui l’Italia ha il primato mondiale, si rafforza in termini di esportazioni anche in modo indiretto. Ad esempio, se siamo lontani da Accordi di libero scambio con l’Australia, il recente  Accordo dell’Unione europea con la Nuova Zelanda mette in difficoltà il cosiddetto ‘Prosecco’ Australiano, esportato fino all’80% proprio in Nuova Zelanda.

Di certo, il campanello d’allarme è già suonato anche in Australia, dove nella King Valley, a metà strada tra Melbourne e Canberra, i turisti possono addirittura percorrere la Prosecco Road, una zona vitivinicola di cui i siti Internet locali sottolineano le assonanze con l’Italia. Come riporta il sito Internet di Australian Grape and Wine Inc. che rappresenta gli interessi di oltre 2.100 produttori e oltre 6.000 vinicoltori locali, quella del Prosecco “potrebbe essere la punta dell’iceberg”. E aggiunge: “Sono già stati fatti tentativi per proteggere un elenco sempre più ampio di vitigni tra cui Fiano, Montepulciano, Barbera, Nero d’Avola, Vermentino, Dolcetto e altri come IG. Tutte varietà che vengono coltivate anche nelle 65 regioni vinicole dell’Australia.”