THEATRUM SABAUDIAE Il Teatro di RETE 7
Un “teatro gratiosissimo” formato da giardini all’italiana, boschi per la caccia, padiglioni per il divertimento, fontane, grotte, è l’origine del Regio Parco, sede della più prestigiosa delle regge sabaude, il “Viboccone”, risalente al ‘500, edificata per volere del Duca Carlo Emanuele I. Essa fu poi abbandonata in favore della più grandiosa reggia di caccia secentesca, la Venaria Reale, voluta dal duca per dimostrare la nascente potenza sabauda al mondo intero.
Dopo lunghi abbandoni l’antica residenza venne trasformata ad opera di Giovan Battista Ferroggio nel 1768, per volere di Carlo Emanuele III, in “Regia Manifattura di Carta, Tabacco e Piombo”.
La fabbrica fu voluta dal governo sabaudo per concentrare in un unico vasto luogo l’intera produzione del tabacco, in tutte le sue fasi, dal “sementario, alla pesta, al tritolamento”, e così i territori limitrofi si trasformarono in funzione della nuova destinazione d’uso del complesso: da luogo di delizie a territorio per la coltivazione del baco da seta e delle piante di bosso prima, a luoghi per la coltivazione del tabacco poi.
La fabbrica subì innumerevoli trasformazioni dovute alla lavorazione di vari tipi di tabacco, da fiuto a trinciati da pipa, alla lavorazione del sigaro, a quella della sigaretta, determinandosi modifiche dell’opificio.
Lo sviluppo del complesso manifatturiero apportò una notevole variazione alla configurazione urbanistica dell’intera zona: sui terreni prospicienti il corso principale vennero edificati insediamenti di tipo popolare, adibiti per la maggior parte ad alloggi per i dipendenti della manifattura. Nel 1850 furono costruite nuove scuole e la nuova chiesa parrocchiale, dedicata a S. Gaetano; sorsero inoltre piazze e mercatini rionali.
Una sostanziale modifica dell’opificio si ebbe tra gli anni 1917 e 1924 con la costruzione di edifici, ubicati sul lato sud del complesso ed adibiti a deposito sale e nuove officine meccaniche. In questo periodo i dipendenti della manifattura raggiunsero il numero di 1.300, diventando la più importante fabbrica di Torino e una vera e propria città nella città: all’interno vi erano il nido per i figli dei dipendenti, l’ENPAS, la stazione della Guardia di Finanza, officine e falegnamerie attrezzate per qualsiasi tipo di lavorazione, mense divise per sesso, alloggi per i dipendenti, il CRAL dopolavoro, sale giochi, campi di bocce, tennis e il cinema-teatro ARS, risultando un nucleo all’avanguardia della società industriale contemporanea.
La trasformazione interessò anche il contesto ambientale, così sorse l’intero quartiere del Regio Parco che ruotava intorno al fulcro centrale della Manifattura. Dopo i danni di guerra, l’opificio venne in parte ricostruito e continuò la propria attività produttiva fino alla sua cessione avvenuta nel 1996. Oggi il complesso attende la sua nuova veste e funzione di cittadella universitaria; alcuni locali, prima destinati ad attività ricreative del dopolavoro, dal 1983 ospitano gli studi televisivi di Rete 7.
L’emittente ha intrapreso la complessa strada del restauro dell’ex teatro sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio, posto sotto vincolo al fine di evitarne la demolizione e conservare la memoria storica, proprio perché la ex fabbrica ha ridisegnato parte della città di Torino sia sotto l’aspetto urbanistico sia sociale.