Alla Cop28 i leader mondiali provano a dare un impulso ai negoziati

AGI – Più di 140 capi di Stato saliranno sul palco della COP28 a Dubai, venerdì e sabato, per spiegare come intendono onorare e rilanciare gli impegni per risolvere una crisi climatica sempre più grave e minacciosa. Il tutto senza poter evitare l’ombra del conflitto tra Israele e Hamas. La 28esima conferenza delle Nazioni Unite ha preso il via con successo giovedì, con la storica creazione di un fondo per compensare i Paesi vulnerabili per le perdite e i danni causati dal cambiamento climatico.

Anche se le prime promesse di finanziamento – nell’ordine di 400 milioni di dollari – sono considerate poco più che simboliche rispetto alle necessità reali, stimate in centinaia di miliardi. Dietro questo segnale positivo, essenziale per allentare le tensioni tra i vari Paesi, resta ancora tutto in ballo, da qui alla fine della Cop28, il 12 dicembre, per correggere la traiettoria che sta portando l’umanità verso un percorso irreversibile.

Innanzitutto è necessario rivedere “il ruolo dei combustibili fossili”, come ha riconosciuto Sultan Al Jaber, presidente della Cop28, sotto le luci dei riflettori per la sua leadership nell’industria petrolifera mondiale. I risultati della prima giornata hanno visibilmente rafforzato la fiducia dell’emiratino, convinto di poter realizzare ciò che nessun evento ‘Cop’ ha mai fatto prima. Dopo tre giorni di tempesta mediatica per le accuse di conflitto di interessi, giovedì sera era di nuovo sorridente e ha esortato le delegazioni dei Paesi ad “adottare una mentalità diversa, a considerare che il compromesso è essenziale” in questo tipo di discussioni.

Nei prossimi due giorni l’attenzione sarà rivolta alle parole dei circa 140 leader, tra cui il re Carlo III, il presidente francese Emmanuel Macron, i suoi omologhi turco e brasiliano Recep Tayyip Erdogan e Lula, e la vicepresidente statunitense Kamala Harris, che interverranno a Dubai. Anche il premier Meloni è arrivata e, nel suo discorso, ribadirà l’importanza del piano per l’Africa. 

Joe Biden e Xi Jinping, presidenti degli Stati che sono anche i maggiori emettitori di gas serra, Stati Uniti e Cina, saranno invece i grandi assenti della manifestazione. Il Papa ha annullato la sua visita per motivi di salute.

Day 1 of COP28 was truly momentous

Agreement was reached on Loss & Damage

Over $420m was pledged to L&D within an hour

✅ The negotiations agenda was agreed & adopted swiftly

‍⚖️ Dr. Sultan Al Jaber was formally appointed COP President

We must continue to build on… pic.twitter.com/a2MV118gXp

— COP28 UAE (@COP28_UAE)
November 30, 2023

Il conflitto in Medio Oriente

La guerra a Gaza, invece, si è ‘autoinvitata’ nella città simbolo del Golfo. Il presidente israeliano Isaac Herzog si trova a Dubai e sarà presente alla Cop venerdì nell’ambito di una vasta campagna diplomatica per ottenere il rilascio degli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza. Il Presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, inizialmente annunciato dalle Nazioni Unite, sarà invece rappresentato dal suo Ministro degli Esteri, Riyad al-Maliki.

In questo contesto, la Cop28 deve produrre una prima valutazione ufficiale dell’Accordo di Parigi e una prima misura correttiva, che è urgentemente necessaria se si vuole mantenere l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. Per raggiungere questo obiettivo, il calo delle emissioni dovrà raggiungere il -43% entro il 2030 (rispetto ai dati registrati nel 2019), secondo gli esperti climatici dell’IPCC.

“I Paesi devono raggiungere un accordo per porre immediatamente fine all’espansione dei combustibili fossili e organizzare la loro eliminazione graduale, giusta ed equa”, ha sottolineato Romain Ioualalen, dell’ONG Oil Change International.

Ciò richiede un’azione da parte dei “Paesi ricchi per reindirizzare i miliardi dati all’industria dei combustibili fossili verso le energie rinnovabili e l’efficienza energetica”, due obiettivi dichiarati dalla presidenza della Cop28.

Nella giornata di oggi si parlerà anche dell’importanza della salvaguardia delle foreste, che immagazzinano carbonio, ma sono costantemente minacciate dalle azioni dell’uomo. Il presidente brasiliano Lula sosterrà la creazione di un fondo permanente per i tre principali bacini forestali del mondo (Amazzonia, Congo e Borneo-Mekong), affermando di voler “vedere se i Paesi ricchi sono davvero disposti a investire affinché i Paesi con foreste tropicali possano mantenerle in piedi”. “Il pianeta non sta scherzando, ci sta avvertendo: prendetevi cura di me, o le cose non andranno bene”, ha ricordato, giovedì, rispondendo alle domande dei giornalisti.