Biden come Carter, 45 anni dopo

AGI – Il presidente Joe Biden cerca la rielezione in un momento storico in cui il mondo sembra sprofondato nel caos, una situazione che ricorda la corsa per il secondo mandato di un altro Democratico: Jimmy Carter. Nel 2024, quarantacinque anni dopo l’ultima volta, potrebbe ripresentarsi una situazione simile: allora Carter pagò la crisi in Iran, con il lungo sequestro degli ostaggi americani.

Biden vuole evitare che in Medio Oriente la crisi si allunghi a tutto il 2024, con una logorante trattativa sugli ostaggi, situazione che si unirebbe a quella in atto in Ucraina dal febbraio dell’anno scorso. La sconfitta di Carter venne alimentata dalla rivoluzione iraniana del 1979, che aveva portato alla caduta dello scià di Persia, amico degli Stati Uniti, per dare spazio a un regime fondamentalista, tuttora in carica. Il sequestro di decine di americani domino’ i media per mesi, prosciugando lentamente la popolarità di Carter.

Il 1979 è stato anche l’anno in cui l’Unione Sovietica invase l’Afghanistan, spingendo la Casa Bianca ad adottare una linea dura con i sovietici. Ma tutta quella durezza fini’ per stancare gli americani, che non capivano perché impuntarsi per difendere una terra così lontana dalla loro e non concentrarsi sui problemi interni. Adesso c’e’ di nuovo un presidente democratico che si trova davanti a una tensione crescente con l’Iran, che finanzia Hamas e gli Hezbollah, ci sono di nuovo ostaggi americani in mano ai miliziani fondamentalisti e c’e’ un nuovo scontro con la Russia, dopo l’invasione dell’Ucraina.

Così come avvenne per Carter, anche Biden sta registrando il mancato sostegno di una parte larga della base democratica: quella formata da giovani e progressisti. Dopo che il presidente ha manifestato, e ribadito anche oggi nel corso della telefonata con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il sostegno incondizionato allo stato di Israele, una ondata di giovani democratici e di cittadini americani musulmani minaccia di togliere l’appoggio a Biden.

L’ultimo caso riguarda Maysoon Zayid, una popolare attrice comica palestinese americana: nel 2020 fece di tutto per aiutare il candidato democratico, guidò uno show di sostegno a Biden, partecipò a una conference call organizzata dalla campagna del futuro presidente. Lo stesso staff di Biden la lodò pubblicamente per il suo appoggio. Ora Zayid ha confessato la sua delusione, dopo aver visto la gestione della crisi tra Israele e Hamas.

“L’uomo – ha confessato – mi ha deluso”. La situazione internazionale mette il presidente al bivio: davanti a un prolungarsi della tensione mondiale, gli americani potrebbero allontanarsi dalle urne e punire l’attuale inquilino della Casa Bianca. Nel caso invece Israele riuscisse a smantellare Hamas senza allargare il conflitto a tutta l’area, e l’Ucraina a vincere la guerra con la Russia, il presidente riceverebbe una spinta forse decisiva verso la vittoria.

La campagna del prossimo anno sarà incentrata sui temi nazionali, dall’inflazione all’occupazione, dalla transizione verde all’immigrazione, ma avranno un peso quelli globali. Biden deve convincere gli americani di essere l’uomo più adatto per guidare il Paese, ma ha bisogno che la tensione internazionale si allenti, cosa che non accadde a Carter.