Blinken cerca di evitare le ‘metastasi’ della guerra

AGI – Antony Blinken è atteso in Israele per cercare di ottenere un allentamento della guerra a Gaza e impedire che dilaghi in Libano, dove un attacco israeliano ha ucciso un leader militare della Hezbollah. L’aumento della tensione nell’area sta alimentando i timori di una conflagrazione regionale, mentre la guerra di Israele contro Hamas nella Striscia di Gaza è entrata nel suo quarto mese.

Al termine della tappa in Qatar del suo tour nella regione, il segretario di Stato americano, il cui Paese è il principale sostenitore di Israele, ha avvertito che il conflitto potrebbe “facilmente metastatizzare”. Il capo della diplomazia americana, vuole evitare che il Libano venga coinvolto in una guerra, spingere Israele a entrare in una nuova fase della guerra per contenere il numero delle vittime civili e impegnarsi in un dialogo “difficile” sul periodo postbellico.

Blinken ha assicurato ai leader arabi che Washington si oppone allo spostamento forzato dei palestinesi da Gaza o dalla Cisgiordania. “I civili palestinesi devono poter tornare a casa non appena le condizioni lo consentiranno. Non possono, non devono, essere costretti a lasciare Gaza”, ha detto Blinken in una conferenza stampa dopo un incontro con gli alti funzionari del Qatar a Doha.

Anche il re di Giordania, Abdullah, gli ha espresso la preoccupazione del proprio Paese proprio per la questione degli sfollamenti. Blinken è arrivato in Giordania sabato sera e ha incontrato Abdullah domenica prima di raggiungere il Qatar per incontrare l’emiro Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani e il primo ministro Mohammed Bin Abdulrahman al-Thani, che è anche ministro degli Esteri.

Il primo ministro del Qatar ha affermato che l’uccisione in Libano di Saleh al-Arouri, numero due di Hamas, ha influenzato la capacità di Doha di mediare tra il gruppo terroristico e Israele. Da parte sua Blinken ha denunciato l’uccisione di due giornalisti di Al Jazeera in un attacco a Gaza come una “tragedia inimmaginabile”. Il tour di Blinken è iniziato il 6 gennaio in Grecia, dove ha incontrato il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis prima di raggiungere la Turchia dove ha incontrato il presidente Recep Tayyip Erdogan e il ministro degli Esteri Fidan.

Oggi ha raggiunto gli Emirati Arabi Uniti dove ha incontrato lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan ad Abu Dhabi e nel pomeriggio sarà ad Al Ula per un incontro con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.

Gallant, possiamo replicare a Beirut la guerra a Gaza

Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha avvertito che Israele può “replicare a Beirut” quello che “sta avvenendo a Gaza”. In un’intervista al Wall Street Journal, il capo della Difesa ha sottolineato come l’idea che Hamas, Hezbollah e l’Iran “abbiano il permesso di decidere come vivere la nostra vita qui in Israele” è “qualcosa che non accettiamo”. Sebbene Israele non voglia allargare il conflitto al Libano del sud contro Hezbollah, Gallant ha affermato che “80.000 persone devono poter tornare alle loro case in sicurezza”, e quindi se tutto il resto fallisce, “siamo disposti a sacrificarci”.

Caccia al ‘macellaio’ Sinwar, Israele mette una taglia

Israele ha posto una taglia di 400 mila dollari sul Yahya Sinwar, numero uno di Hamas a Gaza, soprannominato il “macellaio di Khan Younes“. Questa la notizia rilanciata dal quotidiano israeliano Hayom, in seguito a un’intervista alla radio Kan dell’ex capo dei servizi segreti interni dello Stato ebraico, Amos Yadlin. In base a quanto riportato dal quotidiano, i militari israeliani conoscono la posizione di Sinwar, ma non possono colpire perché il capo di Hamas nella Striscia sarebbe ‘protetto’ dagli ostaggi israeliani ancora in mano alle milizie palestinesi.

La parabola di quest’uomo è probabilmente una delle ragioni per cui il governo israeliano tentenna rispetto a un accordo per la liberazione dei propri ostaggi. Nel 2011 infatti Israele libera 1.027 detenuti palestinesi in cambio del soldato Gilat Shalit, tenuto in ostaggio da Hamas per 5 anni. Tra i palestinesi liberati figura Sinwar, nel frattempo diventato il “macellaio”, numero due di Hamas, “nemico dello stato ebraico” e ora in cima alla lista dei ricercati dei servizi di sicurezza israeliani.

“Sinwar è il volto del male. È come Osama Bin Laden. Questo attacco è una sua idea e ora lo troveremo”, ha detto il portavoce dell’esercito israeliano Richard Hecht alla vigilia dell’operazione di terra su Gaza. Un’operazione che ha tra gli obiettivi principali proprio l’eliminazione di Sinwar. Nato nel 1962 nel campo profughi di Khan Younes, il numero due di Hamas cresce nel mito della resistenza e nella rabbia dell’ingiustizia vissuta dalla propria famiglia, originaria di Ashkelon ma costretta a migrare in uno dei campo profughi più popolosi e duri di Gaza.

Sempre a Khan Younes, non a caso, è nato Mohammed Deif, capo dell’ala militare di Hamas, le brigate Izzedin el Qassam. Il primo arresto di Sinwar arriva nel 1982 e la detenzione dura solo un anno.