Conte serra i ranghi del M5S e avverte il PD

AGI – Il pubblico è di quelli difficili: Faenza, Emilia-Romagna, terra ed elettorato passionali. I cartelli che accolgono Giuseppe Conte all’assemblea regionale del M5s sono la spia di una tensione emotiva che percorre la platea dei 1.500 del Palazzetto: “Mai alleanze con il Partito Democratico”. Non che Conte abbia da ridire su questo, viste le tensioni delle ultime ore con Elly Schlein e il suo partito. Però non chiude la porta. Anzi in un passaggio sulle comunali sembra lasciare uno spiraglio. “Noi siamo seduti a tutti i tavoli, per dare il nostro contributo, per confrontarci e ovviamente disponibili a creare dei progetti per i capoluoghi di provincia e per i vari comuni che siano utili per le rispettive comunità locali”. Il termine ‘progetto’, come spiegano esponenti M5s vicini al presidente, è la parola chiave per interpretare la fase in corso del Movimento. Conte è disposto a sedersi a ogni tavolo, purché la base del confronto non siano i nomi da mettere in campo, quanto i progetti, nelle Regioni come nei Comuni. Su questa base, dice, “speriamo di poter realizzare una coalizione vincente, ovviamente ovunque sia possibile”. Le ceneri dello scontro con il Pd, tuttavia, non si sono ancora depositate e il presidente del M5s ritiene importante far sapere che non si tratta di un litigio, quanto della necessità di ribadire la pari dignità politica del Movimento che dirige ai propri interlocutori.

È per questo che ribadisce di non avere intenzione di rinunciare all’autonomia, all’identità e al metodo che il M5s si è dato fin dalla sua origine per confluire in un campo largo o stretto che sia: “Abbiamo coniato un’espressione, per evitare che tutti dicano ‘sinistra, sinistra’. Noi siamo nel campo progressista”, dice Conte alla platea di delegati: “Siamo una forza progressista. Questa formula ci deve dare la libertà, e ce la dobbiamo prendere, di poterci muovere nell’area progressista nel pieno rispetto e nella piena coerenza dei nostri principi e dei nostri valori. Senza che nessuno ci imponga un abito che ci sta stretto”.

Una strategia delle ‘mani libere‘ che per il leader del M5s è imprescindibile per il partito. E questo, nonostante “intellettuali e giornalisti ci chiedono dove stiamo e ci chiedono di schierarci in competizioni altrui. La nostra identità è così forte che vi diciamo dove stiamo parlando di noi. Non c’è bisogno di andare a cercare altrove”. Un messaggio diretto anche agli interlocutori politici e al Pd in primis.

In una intervista, l’ex ministero dem Andrea Orlando è tornato a sollecitare oggi il presidente Cinquestelle: “Forse Conte pensa che, correndo da solo, il Movimento possa raccogliere più voto di protesta, magari ottenendo l’1% in più: un calcolo miope. Una forza politica si misura anche dalla capacità di indicare una prospettiva. E correre sapendo già di perdere non dimostra una grande visione”. A Orlando come agli altri politici, intellettuali e giornalisti che lo pressano in questo senso, Conte risponde che il suo partito “sta dalla parte della giustizia sociale, lavoriamo perché si possa recuperare risorse per operare una redistribuzione a favore di coloro che non hanno voce in capitolo e a favore di coloro che sono invisibili. Siamo dalla parte di chi vuole e deve investire per la sanità come abbiamo fatto in pandemia, investire in formazione e combattere per la precarietà. Siamo dalla parte della questione morale”.