E’ allarme nei Paesi scandinavi, stretti tra Jihad e Russia

AGI – I Paesi scandinavi sono esposti a una doppia minaccia alla propria sicurezza, presi tra l’incudine e il martello da un lato del terrorismo di matrice jihadista, dall’altro dello spionaggio russo. A ricordare a Stoccolma del pericolo dello Stato islamico, l’uccisione nell’attentato di Bruxelles lunedì sera di due cittadini svedesi e il grave ferimento di un terzo.

In realtà sono mesi che la Svezia è il bersaglio diretto dei terroristi islamici, come quando, lo scorso 15 settembre alcuni media hanno rivelato che la propaganda di Al Qaeda intende “colpire un ministero a Parigi” e “distruggere un’ambasciata svedese”. In un documento riservato dell’organizzazione jihadista, viene evidenziato che “è ormai chiaro che tra i Paesi dell’Unione Europea, la Svezia – rivaleggiando con Francia e Danimarca – ha scelto di prendere l’iniziativa nella guerra contro l’Islam e i musulmani”.

Di fatto da metà agosto la Svezia ha innalzato l’allerta terroristica a “livello critico”, dopo che diverse profanazioni del Corano a Stoccolma – tra gennaio e lo scorso luglio – a opera di un militante di estrema destra e di un rifugiato iracheno, hanno notevolmente peggiorato l’immagine del Paese scandinavo nel mondo musulmano.

La polizia ha cercato di vietare queste profanazioni pubbliche, ma la giustizia gli ha dato torto perché la legge che vieta la blasfemia è stata abolita in Svezia nel 1970. Queste profanazioni sono state quindi organizzate con il consenso delle autorità, in nome della libertà di espressione e di riunione, anche se la polizia e i tribunali svedesi assicurano che l’autorizzazione non costituisce approvazione. Da allora il governo svedese ha cercato di modificare la legge per vietare questi atti, ma l’estrema destra, che fa parte della coalizione di governo, si oppone a questa riforma in nome della libertà di espressione.

Nel frattempo, i servizi di sicurezza svedesi hanno rafforzato i controlli alle frontiere. Queste ripetute provocazioni hanno poi scatenato un’ondata di rabbia nel mondo musulmano. In Iraq, lo scorso luglio, i manifestanti hanno dato fuoco all’ambasciata svedese, e l’ambasciatore venne espulso. Egitto, Algeria, Arabia Saudita e Giordania convocano rappresentanti svedesi. Aumentano le richieste di boicottaggio e manifestazioni oltre al fatto che diverse organizzazioni islamiste chiedono alle loro reti di fare della Svezia “un obiettivo prioritario”.

“Mai nella storia recente la Svezia è stata così minacciata”, ha riconosciuto ieri il primo ministro svedese Ulf Kristersson, rinnovando l’avvertimento sul rischio “serio” di attacchi che “continuerà”. Ora da Stoccolma a Parigi, passando per Bruxelles, la guerra tra Israele e Hamas fa temere una “importazione” del conflitto in Europa.

“Ciò che sta accadendo a Gaza riattiva l’idea che bisogna rendere giustizia ai musulmani, sullo sfondo delle immagini circolanti di civili di Gaza bombardati da Israele. E questo potrebbe trovare risonanza tra coloro che aderiscono all’ideologia dell’Isis. Non dimentichiamo che anche la causa palestinese, la battaglia per Gerusalemme o contro l’entità sionista fanno parte del discorso di questa organizzazione”, ha sottolineato a La Croix Myriam Benraad, docente di relazioni internazionali all’Universite’ internazionale Schiller.

Del resto la scorsa estate l’ultimo rapporto di Europol aveva evidenziato che se nel 2022 “il numero di attacchi jihadisti è diminuito rispetto al 2021 e al 2020, il terrorismo jihadista va considerato la minaccia terroristica più significativa per l’Unione europea”. Se la Francia rimane il bersaglio numero uno, seguita da Spagna e Germania, anche i piccoli Paesi europei e quelli scandinavi sono esposti al rischio attentati, tra cui Svezia, Belgio, Austria, Paesi Bassi, Slovacchia e Danimarca.

Nel contempo, anche per la loro vicinanza geografica con lo scenario di guerra tra Ucraina e Russia, i Paesi scandinavi sono alle prese con un’altra minaccia diretta alla propria sicurezza: spionaggio online, attacchi informatici e disinformazione, a opera di Mosca. A darne conferma è il servizio di sicurezza e intelligence finlandese (Supo) che ha riferito al Guardian di aver registrato un aumento dei tentativi di spionaggio online da parte della Russia.

Una rappresaglia che riguarda soprattutto la cybersfera, da ricollegare alla guerra in Ucraina e all’adesione della Finlandia alla Nato. In crisi anche le relazioni diplomatiche tra Helsinki e Mosca per la reciproca espulsione di personale nelle rappresentanze diplomatiche. Anche la Norvegia e la Svezia hanno espulso dei russi negli ultimi mesi sostenendo che fossero ufficiali dell’intelligence.