I mercati frenano dopo il rally di novembre, decolla il Bitcoin

AGI – I mercati schiacciano un po’ il pedale del freno dopo il forte rally di novembre, specie i listini asiatici, mentre i future a Wall Street arretrano e quelli europei – prima dell’apertura – restano deboli, dopo la chiusura in calo di ieri, in vista dei dati clou sull’occupazione statunitense in agenda venerdì prossimo.

Intanto la fine delle strette monetarie e l’ipotesi che gli Stati Uniti approvino il primo strumento di investimento in criptomonete fa decollare il Bitcoin che resta sopra i 40.000 dollari, dopo essere cresciuto del 20% a dicembre e del 150% quest’anno. Anche il prezzo dell’oro resta sopra i 2.000 dollari l’oncia, dopo essere salito ieri a livello record sopra i 2.100 dollari.

I principali market mover

I dati sull’occupazione americana, insieme al rapporto sull’inflazione a stelle e strisce saranno i due principali market mover da monitorare prima della riunione della Fed di metà dicembre. Al momento è molto alta la percentuale dei trader che prezzano un primo taglio dei tassi da parte della Fed a maggio e da parte della Bce ad aprile, mentre diminuisce quella di chi scommette che la Fed possa tagliare i tassi già a marzo e resta nutrita la pattuglia di coloro che puntano su dei tagli dopo il primo semestre del prossimo anno.

Questa settimana, commenta Vincenzo Bova, senior analist di Mps “è probabile che i mercati si prendano una pausa. Dopo il boom di novembre, l’azionario a dicembre potrebbe essere meno brillante, un po’ come è già successo l’anno scorso. Insomma, le Borse potrebbero stabilizzarsi, o magari salire un po’ ma non ai ritmi del mese scorso”, mentre i tassi governativi, sono scesi tanto a novembre, per cui, secondo Bova, “è difficile ipotizzare che scenderanno ulteriormente”.

La Reserve Bank of Australia, come previsto, lascia invariati i tassi al 4,35% nell’ultima riunione dell’anno, alimentando l’aspettativa che il ciclo di inasprimento dell’istituto possa volgere al termine. Il Governatore della Rba, Michele Bullock, ha affermato che gli obiettivi di inflazione a medio termine sono in linea con le attese, il che secondo gli economisti è il segnale di un tono più accomodante in vista del 2024. 

Occhi puntati a venerdì quando usciranno i dati sull’occupazione a stelle e strisce. La previsione è quella di un rialzo dei nuovi occupati e di un tasso di disoccupazione invariato, il che contrasterebbe con le indicazioni sull’aumento dei sussidi di disoccupazione e con quelle sugli altri indicatori anticipatori.

Sul fronte valutario l’euro registra un mercato calo sotto quota 1,09 dollari, a 1,0840 dollari e il cambio dollaro/yen risale sopra quota147, mentre il prezzo del petrolio si stabilizza in Asia, dopo aver chiuso in calo al Nymex per la terza sessione di fila, con i future sul Wti di poco sopra i 73 dollari al barile e quelli sul Brent sul filo dei 78 dollari, per l’incertezza sui tagli volontari alla produzione dell’Opec+. Ieri il presidente della Bce Christine Lagarde si è rivolta agli studenti parigini, parlando da remoto per colpa del Covid. E ha fatto riferimento alle tensioni globali, senza menzionare la politica monetaria. Il suo intervento è stato l’ultimo prima di entrare nel suo periodo di silenzio, in vista della riunione del 14 dicembre.

Usa: oggi esce l’ism servizi, previsto in espansione a novembre

L’Ism servizi americano è importante perchè esce oggi, a inizio settimana, e quindi puo’ condizionare parecchio l’azionario. Il manifatturiero Usa è già uscito la scorsa settimana e ha deluso. “L’Ism servizi a novembre è atteso in miglioramento – dice Bova – e i servizi sono il settore che stanno tenendo su l’economia americana. Bisognerà vedere se anche qui la componente prezzi continuerà a rimanere alta o meno. Sull’inflazione, per ora, il trend è positivo, ma potrebbe peggiorare, il che non vuol dire che l’inflazione smetterà di scendere, ma potrebbe scendere un po’ meno”. L’altro elemento da tener presente è quello che in questa fase ai mercati piacciono i dati che indicano un rallentamento dell’economia, perchè la Fed inizierà a tagliare I tassi solo se l’economia va male. “Questo significa – spiega Bova – che un miglioramento dell’Ism servizi farebbe scendere le Borse, mentre un andamento un po’ incerto dei servizi americani piacerebbe ai mercati”. 

Usa: venerdì il rapporto sul mercato del lavoro, Wall Street tifa per un indebolimento

Il dato macro clou della settimana è quello sul mercato del lavoro Usa, che sarà diffuso venerdì. La previsione è che gli occupati aumentino a 200.000 unità, con un tasso di disoccupazione stabile e una crescita dei salari intorno al 4%. Simili cifre mostrerebbero un mercato del lavoro ancora forte e non invoglierebbero la Fed a tagliare i tassi a primavera, che è quello che auspicano i mercati.

Cina: attività servizi indice Caixin accelera a novembre

L’attività dei servizi in Cina misurata dall’indice Caixin accelera a novembre e si espande a 51,5 punti, più dei 50,4 punti di ottobre e sopra gli attesi 51 punti. Si tratta del valore più alto da tre mesi a questa parte. A sostenere la domanda di servizi in Cina è la crescita dei nuovi ordini. Il dato, pur restando al di sotto della media di lungo termine, rappresenta un segnale positivo per l’economia del Dragone.

Giappone: inflazione a Tokyo scende più del previsto al 2,3% a novembre

L’inflazione ‘core’, che esclude i prezzi degli alimenti freschi, scende al 2,3% annuale a novembre a Tokyo, ai minimi dell’anno, sotto il 2,7% di ottobre e al di sotto dell’atteso 2,4%. Il dato, pur rimanendo per il 18esimo mese consecutivo sotto al 2%, ora si avvicina al target della Boj. Su base mensile l’indice resta invariato a +0,4%. L’inflazione ‘core core’, che esclude gli alimenti freschi e il carburante, arretra dal 3,8% al 3,6% allontanandosi dai massimi da 40 anni dell’inizio dell’anno. L’inflazione generale nella capitale giapponese si attesta al 2,6% contro il 3,3% di ottobre. La lettura di Tokyo arriva dopo una lieve ripresa dell’inflazione a livello nazionale a ottobre, anche se la tendenza sembra in via di esaurimento a causa dell’allentamento dei prezzi del petrolio e del recente rafforzamento dello yen.

Usa: la Casa Bianca avverte, fondi all’Ucraina finiranno entro fine dell’anno

La Casa Bianca ha avvertito che gli Stati Uniti sono sul punto di esaurire i fondi per aiutare l’Ucraina, che finiranno entro la fine dell’anno. L’allarme arriva da Shalanda Young, direttore del bilancio della Casa Bianca, in una lettera ai leader del Congresso. “Senza l’azione del Congresso, entro la fine dell’anno esauriremo le risorse per fornire più armi ed equipaggiamenti all’Ucraina” ha scritto Young, rivolgendosi a entrambi i partiti. La richiesta di Joe Biden di 106 miliardi di dollari per i finanziamenti d’emergenza, inclusi quelli all’Ucraina, a Israele e all’Indo-Pacifico restano impantanati a Capitol HGill, bloccati dall’opposizione repubblicana. Alcuni legislatori – soprattutto al Senato – stanno cercando di negoziare un accordo bipartisan, che includerebbe gli aiuti a Kiev, insieme a nuove procedure di immigrazione e asilo, ma difficilmente il provvedimento, qualora passasse riceverebbe il via libera della Camera, a guida repubblicana.

Turchia: inflazione vola al 62% nonostante aumento dei tassi di interesse

Il tasso di inflazione della Turchia è salito al 62% a novembre, evidenziando come il tentativo del governo di raffreddare la crescita dei prezzi con ampi aumenti dei tassi di interesse non sta dando, almeno nell’immediato, l’effetto voluto. Il mese scorso la banca centrale ha alzato per la sesta volta consecutiva il tasso di interesse principale al 40%.