I mercati oscillano e sono ancora nervosi per le tensioni in Medio Oriente

AGI – I mercati oscillano e sono nervosi e contrastati, perché Israele valuta l’escalation del conflitto e crescono i timori che la guerra con Hamas possa trasformarsi in uno scontro più ampio in Medio Oriente, mentre Washington avverte di un rischio significativo per gli interessi statunitensi nella regione e annuncia un nuovo dispiegamento di difese aeree avanzate.

I listini asiatici scivolano e anche i rendimenti obbligazionari restano sotto pressione, con il 10 anni sui Treasury sul filo del 5%, perché il mercato sta prezzando una crescita più forte del previsto negli Stati Uniti e perché ci sono timori sulla sostenibilità del deficit Usa e più in generale sul debito pubblico americano.

Tutto ciò sta spingendo in alto i costi di finanziamento in tutto il mondo e sta mettendo alle strette l’azionario, spaventato dalle crescenti tensioni in Medio Oriente. A Wall Street i future sono in rialzo in attesa che questa settimana le trimestrali di Microsoft, Alphabet, Amazon e Meta, praticamente tutte le big meno Apple, diano una boccata di ossigeno ai mercati.

Anche i future in Europa salgono, in attesa della riunione della Bce, dalla quale non si prevedono altri rialzi dei tassi. In Asia la Borsa di Tokyo arretra di oltre mezzo punto percentuale, anche Seul va giù, Hong Kong è chiusa per festività e Shanghai scende tra lo 0,5% e l’1%, ai minimi dal 2019, mettendo la maggior parte degli indici sulla buona strada per il quarto giorno consecutivo di perdite, dopo una settimana ‘nera’ per i mercati, sotto pressione per il Medio Oriente e per il timore dei tassi d’interesse più alti.

A Wall Street e in Europa i future provano il rialzo, ma il sentiment dei mercati non promette niente di buono. “Le Borse – commenta David Donabedian, chief investment officer di Cibc Private Wealth Managemen – guardano l’obbligazionario e non gli piace quello che vedono. I rendimenti sono in aumento, nonostante le notizie relativamente buone che arrivano sull’inflazione. E questa è la ragione principale dell’indebolimento del mercato azionario”.

Tra l’altro la settimana scorsa Jerome Powell, all’Economic Club di New York, ha lasciato la porta aperta a ulteriori rialzi dei tassi quest’anno, pur rimarcando la necessità di muoversi con cautela, perché l’inflazione “è ancora troppo alta”. Di qui la delusione del mercato, che ha riprezzato le future mosse della Fed, confermando che a novembre ci sarà una pausa sui tassi, mentre per dicembre si guarderanno i dati su inflazione e mercato del lavoro e poi si deciderà.

“Al momento – commenta Vincenzo Bova, senior analist di Mps – il mercato è diviso a metà: 50 e 50 tra nuova pausa e rialzo. E la Fed per decidere di qui a dicembre ha a disposizione altri due dati sull’inflazione e altri due sul mercato del lavoro. Comunque l’indicazione è chiara: finché le cose vanno bene in economia, la Fed continuerà a rialzare.

Inoltre nella prima parte del 2024 penso che la Fed resterà ferma sui tassi, anche se alla lunga questi livelli dei tassi finiranno per avere un impatto negativo sull’economia. Per ora il mercato del lavoro è resiliente e a risentirne è solo l’immobiliare, ma di qui a un anno dubito che il mercato del lavoro americano continuera’ a essere cosi’ forte”.

Petrolio e valute

Nonostante i venti di guerra in Medio Oriente, i prezzi del petrolio si allentano, dopo che un secondo convoglio di 14 camion umanitari è entrato a Gaza e Biden e Netanyahu hanno affermato che “ora ci sarà un flusso continuo di questa assistenza fondamentale” nella Striscia.

Intanto il dollaro viaggia spedito, anche se la minaccia di un intervento giapponese lo ha bloccato intorno ai 150 yen, e ora è stato scambiato a 149,94 yen. L’euro è in lieve flessione a 1,0575 e il franco svizzero è rimasto stabile, dopo aver beneficiato dei flussi come rifugio sicuro nelle ultime due settimane.

“Questa settimana – aggiunge Bova – avremo ancora l’incognita legata a un possibile attacco via terra di Israele a Gaza. E questa incertezza resterà di disturbo per i mercati, I quali guarderanno anche alla Bce e alle trimestrali. Diciamo che se le trimestrali andranno bene, i mercati si risveglieranno, ma i rialzi verranno comunque condizionati dai rischi geopolitici, mentre sull’obbligazionario finché non usciranno dei dati che certificano un rallentamento della crescita americana, I tassi resteranno orientati al rialzo”.

Gli eventi in agenda

Questa settimana l’evento più atteso è, giovedì, la riunione della Bce, che dovrebbe lasciare i tassi invariati. Sara’ soprattutto importante seguire la successiva conferenza stampa di Christine Lagarde per capire se emergeranno indicazioni sulle future mosse dell’istituto, alla luce anche dei recenti sviluppi geopolitici.

Prima di tale riunione, martedì l’Istituto pubblicherà anche l’indagine trimestrale sul credito (Bank lending survey) importante per capire l’evoluzione della domanda di credito. Relativamente alle altre banche centrali sono attese, sempre giovedì, le decisioni di quella canadese e di quella turca, con la prima che non dovrebbe apportare modifiche ai tassi, mentre la seconda dovrebbe rialzarli di 50 punti base.

Tra i dati macro saranno da monitorare, martedì mattina, gli indici Pmi delle principali economie (Eurozona, Usa, Gb e Giappone), con il settore dei servizi statunitense che secondo gli analisti dovrebbe tornare in contrazione per la prima volta dal gennaio scorso.

Proseguendo nel corso della settimana, in Eurozona è in programma mercoledì l’indice Ifo tedesco, mentre negli Usa giovedì ci sarà la prima lettura del Pil del terzo trimestre, atteso in deciso rialzo al 4,3% annualizzato dal 2,1% di tre mesi fa.