I trattori invadono l’Europa contro le politiche europee

AGI – I trattori invadono le strade europee e si riprendono la scena. In molti paesi è in corso la protesta degli agricoltori contro le politiche europee per l’agricoltura giudicate troppo penalizzanti per un settore che fatica a sopravvivere nella concorrenza con le multinazionali. Tra le richieste quella di ripensare le misure sulla sostenibilità del settore agroalimentare ma anche la cosiddetta Politica agricola comune europea.

 

I trattori arrivano a Parigi

A Parigi la protesta è arrivata nel cuore della città nonostante i tentativi dell’esecutivo francese di rispondere al disagio dei contadini e convincere i manifestanti a cessare la mobilitazione, in particolare attraverso rinegoziazioni a Bruxelles.

Un convoglio di contadini ha lasciato il Sud-Ovest su appello del Coordinamento rurale ma è ripartito poco prima delle 8 in direzione di Rungis, l’enorme mercato alimentare all’ingrosso che rifornisce Parigi. Gli agricoltori, a bordo di circa 200-300 trattori, hanno trascorso la notte in una fattoria del Loir-et-Cher, tra Vierzon e Orlèans. Dopo essere stato bloccato più volte dalla polizia, il convoglio resta strettamente monitorato sulla autostrada A6, ma in Francia solo stamattina sono stati individuati “più di 100 posti di blocco” e 10.000 manifestanti, ha detto a France 2 il ministro degli Interni, Gerald Darmanin. “Non attaccano la polizia, non entrano a Rungis, non entrano negli Aeroporti parigini, non a Parigi. Ma se mai dovessero provarci, non lo permetteremmo”, ha detto.

“L’obiettivo è dialogare per dare un certo numero di risposte concrete e non ritrovarci in una situazione di paralisi”, ha aggiunto il ministro dell’Agricoltura Marc Fesneau, annunciando che il governo investirà 80 milioni di euro di aiuti aggiuntivi sul tavolo per viticoltori in difficoltà.

 

Fesneau è atteso mercoledì pomeriggio a Bruxelles “per una serie di incontri volti ad accelerare il trattamento delle emergenze europee”.

In totale nell’Ile-de-France, otto autostrade sono interessate da blocchi e chiusure parziali e su diverse altre grandi vie di traffico nelle regioni – in particolare intorno a Orange, Nimes, Arles, Aix-en-Provence, Grenoble – il traffico è rallentato da blocchi o manifestazioni. A Nantes il ponte Chevirè è bloccato.

 

 

 

 

Nonostante il primo ministro Gabriel Attal abbia annunciato “un’eccezione agricola francese” e abbia promesso nuove misure, la mobilitazione non si indebolisce, soprattutto sulla questione dei terreni incolti.
La Confederation paysanne, il terzo sindacato agricolo, vicino alla sinistra, ha chiesto di “bloccare i centri d’acquisto” della grande distribuzione. Mercoledì mattina ha segnalato in particolare di aver installato una barriera filtrante davanti a un centro acquisti Carrefour nella periferia di Tolosa e di aver bloccato anche la piattaforma logistica di prodotti freschi Leclerc a Cabannes, nelle Bocche del Rodano, che normalmente serve circa 70 negozi.

 

 

 

 

“Vogliamo che la grande distribuzione e i produttori condividano al meglio i loro margini e paghino agli agricoltori il giusto prezzo”, ha detto all’AFP Laurent Therond, portavoce della Confederation paysanne du Vaucluse.
Il presidente Emmanuel Macron, durante una visita di Stato in Svezia, si è impegnato a difendere diverse richieste degli agricoltori francesi a Bruxelles, sull’Ucraina, sui terreni incolti e sull’accordo commerciale con i paesi latinoamericani del Mercosur.
Sul Mercosur, il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha promesso che la Francia si impegnerà in una “resa dei conti” durante i negoziati di Bruxelles affinchè questo accordo “così com’è oggi non venga firmato” perchè “non va bene” per i nostri allevatori”. 

 

 

 

 

Italia: da Catanzaro a Novara gli allevatori bloccano le strade

Nel nostro paese, la protesta a macchia di leopardo sta interessando da giorni diverse aeree. Ci sono stati dei blocchi sulla statale 106, a Orte, in Val di Chiana, Avellino e da stamani anche a Novara. 

 

Sono oltre 200 i trattori provenienti dal Vercellese e dal Novarese che stanno affollando il piazzale dello stadio Piola di Novara, dove si sono dati appuntamento dopo aver percorso a sirene spiegate la Sp 11 entrando a Novara da ovest. Sui trattori sventolano bandiere tricolori ma sono apparse anche alcune bandiere nere con il teschio e le tibie incrociate. Numerosi i cartelli che ripropongono gli slogan della protesta: “no farmers no food” “senza agricoltura niente cibo e niente futuro”, “coltiviamo il nostro e vostro futuro”. Non mancano anche gli avvisi funerari che annunciano la morte dell’agricoltura. Imponente lo schieramento di Polizia, Carabinieri e polizia locale che ha accompagnato il corteo e che sta cercando di gestire con ordine la disposizione dei mezzi nel piazzale.

 

 

 

Il “nemico” è certamente la politica agricola dell’Unione Europea tra gli agricoltori – in gran parte risicoltori – convenuti a centinaia a Novara sul piazzale dello stadio Piola. Ma il malessere tocca anche molte altre questioni. Nel mirino, ad esempio, anche i prodotti OGM che entrano nel mercato con caratteristiche più performanti e spiazzano gli agricoltori, costretti a produrre l’Ogm free a costi più alti che non vengono riconosciuti dai prezzi.

“E poi – dicono alcuni risicoltori della zona del Vercellese – noi diamo più chimica mentre gli altri usano ogm e glieli pagano bene”. Tra i temi sollevati, soprattutto dai novaresi, molti dei quali hanno le proprie aziende nelle campagne immediatamente a ridosso del centro abitato, anche quello del consumo di suolo: “Si costruiscono – dicono – in continuazione aree logistiche portando via terreno fertile all’agricoltura“. Anche interventi apparentemente ecologici sono considerati “nemici”. È il caso di Andrea Maggi, risicoltore di Carisio che sta lottando contro l’esproprio dei propri terreni per la costruzione (da parte di piccole aziende collegate in realtà a multinazionali) di un grande parco agrivoltaico all’interno della sua proprietà. “Ci vogliono – dice alL’AGI – normative meno vaghe che impediscano questo tipo di interventi che invece oggi vengono agevolati”

 

In Val di Chiana è la seconda giornata di protesta. “Oggi siamo duecento”, fa sapere Salvatore Fais, di Riscatto Agricolo (movimento dietro alla mobilitazione, ndr.), che poi sottolinea “l’ottimo numero” di partecipanti. “Intendiamo incontrare il ministro Francesco Lollobrigida”, ha detto ancora Fais. Durante la giornata la carovana di trattori si muoverà dall’uscita del casello autostradale a Bettolle fino a Farniole, dove si trovano il presidio dei manifestanti. Il tratto stradale è di due chilometri e mezzo. “La nostra protesta andrà avanti fino a domenica”, ha aggiunto Fais. 

 

Una trentina di trattori si è schierata questa mattina all’ingresso dell’area industriale a ridosso del porto industriale di Oristano – Santa Giusta per la protesta di agricoltori e allevatori contro le decisioni dell’Unione europea e del Governo italiano che interessano il comparto agroalimentare.
I manifestanti sono arrivati poco prima delle 11, dopo una prima tappa alle porte di Oristano, nei pressi dello svincolo del Rimedio; sono intenzionati a mantenere il presidio per i prossimi 4 giorni, affiancando nella protesta i colleghi che già manifestano al porto di Cagliari. Bloccheranno pacificamente lo scalo con l’obiettivo di impedire lo sbarco delle merci in arrivo dall’estero.
“Abbiamo aderito alla protesta nazionale, che a sua volta segue quella comunitaria”, ha detto Giorgio Zedda, allevatore di San Nicolo’ d’Arcidano. “Non vorremmo rimanere esclusi da questa contrattazione, perchè già siamo stati rimasti esclusi dalle contrattazioni Stato-Regione con la nuova Pat”.
 

 

La Coldiretti vola a Bruxelles

Un centinaio di agricoltori del torinese ha risposto all’invito alla mobilitazione lanciato da Coldiretti per una grande manifestazione a Bruxelles “per fermare le politiche europee che minacciano l’agricoltura italiana”.
“Una chiamata a raccolta organizzata in Europa, dove serve fare sentire, forte, la voce delle nostre aziende agricole – spiega il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – è una mobilitazione in vista del vertice europeo che sta avendo una grande risposta da parte dei nostri soci, a dimostrazione di quanto la nostra agricoltura senta sulla propria pelle l’effetto di politiche europee sconsiderate che limitano le funzioni dell’agricoltura preziose per tutta la società: dalla produzione di cibo naturale e non sintetico, fino al presidio contro il dissesto del territorio”.

 

La manifestazione è indetta in occasione del Vertice europeo straordinario sul bilancio dell’Ue, al quale partecipa anche il premier Giorgia Meloni, in cui la Commissione europea presenterà la proposta per la deroga alle norme Ue sull’obbligo di mantenere i terreni incolti previsto dalla Politica agricola comune (Pac).

“L’appuntamento “Non è l’Europa che vogliamo” – spiega Coldiretti Torino – è per giovedì 1 febbraio alle 9 in Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo, dove assieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini ci saranno oltre un migliaio di contadini e allevatori provenienti da tutta Italia per sostenere la proposta e denunciare, con eclatanti azioni dimostrative, gli effetti delle politiche europee che mettono in pericolo la sopravvivenza delle campagne”. 

 

 

 

 

È la prima volta in piazza insieme per gli agricoltori provenienti dal Sud e dal Nord dell’Unione Europea dalla Coldiretti agli spagnoli di Asaja, dai portoghesi di Cap ai belgi dell’Fwa e molti altri che invadono la capitale dell’Unione per trasformare le proteste in proposte concrete. L’appuntamento è per domani giovedì primo febbraio alle ore 9,30 in Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo, dove assieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini ci saranno oltre un migliaio di contadini e allevatori provenienti da tutta Italia per denunciare, “con eclatanti azioni dimostrative, gli effetti delle politiche europee che mettono in pericolo la sopravvivenza delle campagne e presentare le richieste della principale organizzazione agricola europea”.

Per l’occasione saranno “mostrate le ‘Follie dell’Europa a tavola per toccare con mano gli effetti di normative ideologiche e senza freni che rischiano di stravolgere per sempre lo stile alimentare degli italiani, a partire dalla Dieta Mediterranea, e il sistema produttivo nazionale basato sulla qualità e su tradizioni millenarie. Una minaccia che sarà al centro del rapporto ‘Le mani dell’Europa sull’agricoltura italianà diffuso per l’occasione”, conclude Coldiretti. 

 

Dalla Ue primi segnali di distensione

Intanto l’Unione Europea lancia un primo segnale di distensione agli agricoltori europei. La Commissione europea ha proposto ai contadini di avvalersi di deroghe per il 2024 dalle norme della politica agricola comune (Pac) che li obbligano a mantenere determinate zone non produttive. La proposta della Commissione, inviata oggi agli Stati membri che la voteranno in una riunione di commissione, fornisce una prima risposta politica concreta per affrontare le preoccupazioni sul reddito degli agricoltori. Segue anche le richieste delineate da diversi Stati membri nelle riunioni del Consiglio dell’agricoltura, spiega l’esecutivo europeo. 

 

Per ricevere il sostegno della Pac a cui hanno diritto, gli agricoltori devono rispettare una serie rafforzata di nove standard benefici per l’ambiente e il clima, spiega la Commissione europea. Questo principio di condizionalità si applica a quasi il 90% della superficie agricola utilizzata nell’Ue e svolge un ruolo importante nell’integrazione delle pratiche agricole sostenibili. Questo insieme di standard di base è denominato Gaec, dall’acronimo in inglese per “buone condizioni agricole e ambientali”. Lo standard Gaec 8 richiede, tra le altre cose, di dedicare una quota minima di terreno coltivabile ad aree o caratteristiche non produttive. Quest’ultimo si riferisce tipicamente a terreni incolti ma anche ad elementi quali siepi o alberi. Le aziende agricole con meno di dieci ettari di terreno coltivabile sono generalmente esentate da tale obbligo. Oggi la Commissione offre la possibilità a tutti gli agricoltori dell’Ue di essere esentati da questo requisito e di continuare ad avere diritto al pagamento diretto di base della Pac.

 

Invece di mantenere il terreno incolto o improduttivo sul 4% dei loro seminativi, gli agricoltori dell’Ue che coltivano colture che fissano l’azoto (come lenticchie, piselli o fave) e/o colture intercalari sul 7% dei loro seminativi saranno considerati conformi ai requisiti. Le colture intercalari sono piante che crescono tra due colture principali. Queste colture possono servire come foraggio per gli animali o come concime verde. L’uso di colture che fissano l’azoto e di colture intercalari apporta una serie di benefici ambientali per la salute del suolo, compresa la biodiversità del suolo e la limitazione della lisciviazione dei nutrienti. Le colture dovranno essere coltivate senza prodotti fitosanitari per mantenere l’ambizione ambientale della Pac.

 

La proposta della Commissione – precisa l’esecutivo europeo – è attentamente calibrata per fornire il giusto equilibrio tra l’offerta di aiuti adeguati agli agricoltori che affrontano numerose crisi, da un lato, e la protezione della biodiversità e della qualità del suolo, dall’altro.