Il confronto fra generazioni contro la violenza di genere, parla Eleonora Rocca  

AGI – Tre giorni di interventi, dibattiti, workshop, cene e danze al Fico di Bologna: la terza edizione di WomenX Impact ha visto la partecipazione di un migliaio di persone in presenza, centinaia di altre collegate in streaming: è stata seguita sui social network con 90 mila contatti da 10 mila visitatori unici. “Continuiamo a ricevere riscontri positivi – ha detto all’AGI Eleonora Rocca, creatrice dell’iniziativa e della community omonima dedicata alla leadership femminile – Instagram ci ha bloccato le condivisioni perché avevamo superato il tetto massimo consentito. Ma soprattutto, c’era una bella atmosfera e dal punto di vista dei contenuti gli interventi e le testimonianze delle 160 speaker sono state di altissimo livello”.  

L’ultimo giorno dell’evento è coinciso con la ricorrenza della giornata internazionale contro la violenza di genere, e proprio questo è stato uno dei temi più sentiti a Bologna. Che messaggio arriva da WomenXIMpact?  

“E’ importante essere parte di tutto questo movimento che si è creato online. Il nostro messaggio è costruttivo: da tragedie come quella di Giulia dobbiamo imparare a riconoscere i segnali che possono preludere ai comportamenti violenti e considerare quello della violenza contro le donne un reale problema da combattere con energia”.  noi abbiamo voluto dare questo messaggio di considerare questi ultimi fatti di cronaca da Un punto di vista costruttivo, imparare a riconoscere i segnali e impegnarci a considerare questo un reale problema da combattere”. 

Quali sono le soluzioni per aumentare la prevenzione? 

“Bisogna parlarne. Chi subisce una violenza o teme di subirla, deve condividere con tutte le persone vicine. Le donne tendono a voler curare le persone che amano, ma non si possono sostituire i professionisti: è importante riconoscere i segnali e capire che il ruolo di amare qualcuno è diverso da quello di chi è chiamato a risolvere i suoi problemi psicologici. Parlarne e far parte di un contesto come quello della nostra community aiuta anche chi si trova in un contesto di difficoltà: vi si trovano donne di tutte le età che possono avere esperienze e consigli anche professionali diversi”. 

Il confronto fra diverse generazioni può quindi essere una soluzione?  

“I giovani sono forse ancora più schiacciati da una situazione socioeconomica difficile, e sono stati molto penalizzati dalle chiusure pandemiche quando erano in un momento delicato. Credo che collaborare fra generazioni diverse sia importante, nella nostra comunità abbiamo avviato un progetto di “reverse mentoring” in cui le donne più mature imparano da quelle più giovani”.  

WomenXImpact è un progetto che si rivolge soprattutto alle problematiche negli ambienti di lavoro. Anche in quei contesti si verificano casi di violenza? 
 
“La violenza non è solo quella fisica, ma anche quella psicologica: episodi di manipolazione succedono tutti i giorni da parte di colleghi, capi, soci. E quando la gente dice che la violenza non ha per vittime solo le donne, i dati sui femminicidi parlano chiaro. Il problema c’è e va affrontato, a partire dalla scuole dalle università dove si devono insegnare oltre alle materie classiche come gestire le relazioni. I giovani non hanno una corretta educazione sul vivere una relazione amorosa. Così come nessuno ha insegnato loro ad affrontare la propria vita sul piano pratico, servono indicazioni sui valori dell’amicizia, dell’amore, sul fatto che una relazione può finire e bisogna gestire la sofferenza”.  

Quali sono gli altri argomenti di cui si è parlato nell’evento di Bologna?   

“Quello della scarsa presenza delle donne nel settore tecnologico, non solo nelle posizioni di leadership ma anche nelle facoltà universitarie cosiddette STEM, ovvero delle materie scientifiche: è un settore in crescita e offre molte opportunità, ma a coglierle sono soprattutto gli uomini perché sono la maggioranza di chi ha le competenze richieste. Bisogna superare questo modello culturale che è un circolo vizioso. Si è parlato poi anche molto del rapporto fra la vita privata e quella lavorativa, non solo per le questioni legate alla maternità. I talenti, è stato detto, vanno coltivati e valorizzati. Serve un ambiente stimolante, una flessibilità che aiuti a valorizzare sia la vita privata che il talento professionale: solo così il lavoro diventa efficace, le persone felici lavorano meglio”.