Insegnante decapitato, a processo sei minorenni a Parigi

AGI – Il processo a porte chiuse contro sei studenti coinvolti nell’assassinio del professor Samuel Paty da parte di un giovane jihadista nel 2020 si è aperto lunedì a Parigi davanti al tribunale dei minori.

Un altro processo, per gli otto adulti coinvolti in questo caso, è previsto per la fine del 2024. I giovani imputati sono arrivati in tribunale con il volto nascosto sotto i cappotti, alcuni con occhiali da sole o mascherine, accompagnati dai genitori e dai loro avvocati. Prima di loro erano entrati in aula alcuni parenti di Samuel Paty, tra cui i suoi genitori, e una decina di colleghi che vogliono costituirsi parte civile nel processo, nonostante l’opposizione della Procura. Anche il ministero dell’Istruzione vuole costituirsi parte civile.

“Mi sembra essenziale per riaffermare con forza la nostra volontà di difendere i valori della Repubblica che Samuel Paty incarnava, ma anche per esprimere il mio incrollabile sostegno all’intero corpo docente, profondamente ferito dal barbaro assassinio del loro collega”, ha affermato il ministro dell’Istruzione Gabriel Attal. 

L’attentato

L’attentato, avvenuto in un contesto di forte minaccia terroristica, ha suscitato sdegno in Francia e all’estero: il 16 ottobre 2020, il 47enne insegnante di storia e geografia è stato accoltellato e poi decapitato vicino al suo collegio a Conflans-Sainte-Honorine da Abdoullakh Anzorov, un 18enne rifugiato russo di origine cecena che si era radicalizzato. Anzorov è stato poi ucciso dalla polizia. Il giovane aveva criticato il professore per aver mostrato caricature di Maometto durante una lezione sulla liberta’ di espressione. In un messaggio audio in russo si è congratulato con se stesso per aver “vendicato il Profeta”.

La rabbia contro gli insegnanti

L’emozione suscitata da questo delitto è stata recentemente riaccesa dall’assassinio, a metà ottobre, di un altro professore, Dominique Bernard, ucciso ad Arras, nel nord della Francia, da un giovane islamista radicalizzato. Cinque degli adolescenti, all’epoca di 14 e 15 anni, sono sotto processo per associazione a delinquere finalizzata a commettere violenza aggravata.

Sono accusati di aver monitorato i dintorni del college e di aver indicato ad Anzorov il professor Paty come obiettivo, dietro compenso, Sotto processo per diffamazione è anche una studentessa, all’epoca 13enne, che aveva sostenuto che Paty aveva chiesto agli studenti musulmani della classe di lasciare l’aula prima di mostrare le caricature di Maometto. In realtà la ragazza non aveva nemmeno frequentato il corso, ma la sua bugia aveva innescato una violenta campagna alimentata sui social network dal padre, Brahim Chnina, e dall’attivista islamista Abdelhakim Sefrioui, autore di video che avevano attirato l’attenzione sul professore. Per la famiglia di Samuel Paty “il ruolo di questi minori è essenziale nella catena di eventi che hanno portato all’assassinio”.

L’inchiesta ha ricostruito come in dieci giorni si sia chiusa la trappola intorno a Paty: dalla menzogna della studentessa agli attacchi online, fino all’arrivo dell’aggressore davanti alla scuola il 16 ottobre. Anzorov aveva offerto 300 euro a un gruppo di ragazzini per identificare Paty. I minori durante le indagini sono crollati subito, sostenendo di essere convinti che il diciottenne ceceno volesse solo tutt’al più “umiliate o picchiare” il professore. Ora rischiano due anni e mezzo di reclusione, ma secondo il loro avvocato “rimarrà per tutta la vita su di loro lo stigma di essere stati coinvolti in questa vicenda.” Il processo dovrebbe chiudersi l’8 dicembre.