Israele e l’Unrwa, una lunga storia di diffidenze

AGI – L’accusa di Israele, secondo cui 12 dipendenti dell’Agenzia Onu per i rifugiati (Unrwa) avrebbero preso parte all’attacco sferrato da Hamas lo scorso 7 ottobre, ha spinto diversi Paesi, tra cui l’Italia, a sospendere il sostegno economico all’agenzia. Non è la prima volta che Unrwa si ritrova a fronteggiare un momento di crisi di fondi nella propria storia. Sono sedici i Paesi che nel corso degli ultimi giorni hanno annunciato lo stop ai finanziamenti. Una decisione controversa che si inserisce all’interno delle polemiche politiche scaturite in seguito al durissimo intervento di Israele nella Striscia di Gaza, che ha colpito non solo i miliziani di Hamas, ma anche la popolazione civile. I progetti e gli interventi di Unrwa sono infatti diretti ad aiutare circa 2,2 milioni di persone e mettono a rischio aiuti destinati ai civili, già a partire da febbraio.

 

“Lo abbiamo detto per anni: Unrwa non fa altro che peggiorare il problema dei rifugiati, ostacolare la pace e fungere da spalla per Hamas a Gaza. Unrwa non è la soluzione, molti dei suoi dipendenti sono vicini ad Hamas”, ha detto il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz. Accuse che le Nazioni Unite hanno respinto con decisione al mittente, sottolineando l’importanza del lavoro dei 13 mila impiegati, il 99% dei quali palestinesi, che a Gaza assistono i civili. È solo l’ultimo capitolo della disputa tra lo Stato ebraico e Unrwa, che con ben 30 mila dipendenti in totale costituisce un’importante agenzia dell’Onu, attiva in Paesi come Siria, Libano, Giordania e soprattutto nei territori palestinesi. Creata inizialmente in via temporanea per aiutare gli sfollati palestinesi, l’agenzia si è negli anni radicata sul territorio, dove ha aperto e gestisce scuole, luoghi di culto e servizi. Una conseguenza legata al prolungarsi del conflitto e all’esistenza dei campi profughi palestinesi. 

 

Israele, al contrario, non ha mai accettato che la quasi totalità del personale fosse reclutato presso la popolazione locale; allo stesso tempo non sono mancate critiche al fatto che Unrwa costituisce un agenzia separata da Unhcr, che si occupa di rifugiati e profughi per conto dell’Onu nel resto del mondo. Israele ha negli ultimi anni accusato Unrwa di aver permesso all’organizzazione terroristica di intervenire sui programmi e testi delle scuole gestite dall’Onu, ma anche di aver chiuso attivit in contrasto con i propri fini e obiettivi. Secondo lo Stato ebraico i miliziani di Hamas avrebbero preso e utilizzato, anche con il consenso di funzionari, mezzi e automobili Onu. Unrwa ha più volte ribattuto all’accusa di legami con Hamas sottolineando l’impossibilità pratica di agire sul territorio senza un coordinamento con l’organizzazione palestinese. Nel 2010 il governo canadese decise di negare i fondi destinati ad Unrwa “in linea con i valori canadesi”. L’erogazione è ripresa nel 2016, fino alla nuova sospensione annunciata sabato scorso. Nel 2021 fu l’Unione Europea a negare a Unrwa una cospicua parte dei finanziamenti, una decisione giustificata dalla “mancata rimozione dai testi scolastici di contenuti che incitano all’antisemitismo e alla violenza”.

 

Nel 2018 toccò a Donald Trump impartire il colpo forse più duro ad Unrwa, negando all’agenzia centinaia di milioni di dollari. In quello stesso anno il premier Benjamin Netanyahu, al potere all’epoca come oggi, affermò che Unrwa “mantiene volontariamente vivo il problema dei profughi”. Una polemica nata dopo la decisione di riconoscere lo status di rifugiati a palestinesi con la cittadinanza di altri Paesi. La mossa di Unrwa, nei fatti, riconosceva a circa 5,7 milioni di palestinesi della diaspora il diritto di tornare alle case da cui erano stati espulsi nel 1948, una decisione, si difese l’agenzia, in linea con la risoluzione 194 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.