Israele rinvia l’attacco di terra, si tratta per gli ostaggi

AGI – Israele continua a bombardare Gaza (secondo Hamas i raid notturni hanno causato 140 morti) e a preparare l’invasione di terra. Si continua a trattare per gli ostaggi nelle mani del movimento islamista e la notizia del rilascio di due delle 220 persone detenute da oltre due settimane è stata accolta con favore dal presidente Usa Joe Biden. In una telefonata al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, il capo della Casa Bianca ha ribadito l’impegno americano per la liberazione di tutti gli ostaggi, ma anche perché ci sia un passaggio umanitario che permetta da un lato l’ingresso nella Striscia degli aiuti umanitari necessari, dall’alto l’uscita dei civili dalla enclave.

Le trattative, mediate dal Qatar, hanno subito una frenata sulla questione delle forniture di carburanti nella Striscia. Secondo quanto riferisce il Times of Israel, confermando quanto anticipato dal Wall Street Journal, la richiesta di Hamas di ottenere carburanti e aiuti umanitari per rilasciare 50 ostaggi con la doppia nazionalità è stata respinta da Israele che, al contrario, chiede prima la liberazione di tutti i 220 ostaggi. 

Intanto, il presidente francese Emmanuel Macron è arrivato in Israele per esprimere la piena solidarietà di Parigi e chiedere di garantire la salvaguardia dei civili a Gaza. Anche Macron, come altri leader occidentali, chiederà che venga istituita una tregua umanitaria per consentire l’accesso degli aiuti a Gaza e l’uscita degli ostaggi. Macron ha in programma incontri con Netanyahu, con il presidente Isaac Herzog e con i rappresentanti dell’opposizione Benny Gantz e Yair Lapid. Il presidente francese incontrerà anche il collega dell’Anp Abu Mazen, a Ramallah.

Le due donne rilasciate ieri sono di nazionalità israeliana e provengono dal Kibbutz Nir Oz: si tratta di Yocheved Lifschitz, 85 anni, e Nourit Kuper, 79 anni. I loro mariti sono ancora fra gli ostaggi detenuti a Gaza; nei giorni precedenti erano state rilasciate una donna americana e la figlia. I dati delle autorità israeliane rendono conto di oltre 1.400 persone uccise nell’attacco di Hamas, mentre gli ultimi bilanci sulle vittime palestinesi nei bombardamenti che ne sono seguiti hanno superato i 5 mila.

La notte scorsa il capo di stato maggiore israeliano Herxi Halevi ha ribadito l’intenzione di “smantellare completamente Hamas, la sua leadership, la sua ala militare e i suoi meccanismi operativi”. Da quando, sabato, gli aiuti umanitari sono ricominciati a poter affluire all’interno della Striscia, una cinquantina di camion hanno attraversato il valico di Rafah, ma secondo l’Onu ne servirebbero almeno un centinaio al giorno: per questa ragione viene chiesto di garantire una tregua umanitaria che permetta il flusso degli aiuti; sono saliti a 35 gli operatori umanitari vittime dei bombardamenti sulla Striscia.

Intanto, l’esercito israeliano continua i preparativi per un’offensiva di terra, ammassando soldati alla periferia della Striscia di Gaza ed effettuando limitate incursioni per prendere di mira le infrastrutture di Hamas e cercare di localizzare le persone scomparse o rapite. 

Cina, tutti gli sforzi possibili per sostenere la pace

La Cina “farà tutto il possibile” per sostenere gli sforzi “favorevoli alla pace”: lo ha detto il ministro degli esteri Wang Yi al suo omologo israeliano Eli Cohen, nella prima telefonata diplomatica intercorsa tra i due Paesi dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas, dove la Cina ha riconosciuto il diritto di tutti i paesi all’autodifesa pur nel rispetto del diritto internazionale umanitario e della protezione dei civili. La Cina si e’ astenuta dal condannare esplicitamente Hamas per gli attacchi.

“Il compito più urgente ora è impedire che la situazione peggiori ulteriormente e porti a un disastro umanitario più grave”, ha detto a Cohen il ministro degli Esteri Wang. Ha inoltre ribadito la posizione di Pechino secondo cui la soluzione dei due Stati è l’unica possibile per risolvere il conflitto.