Le parole di Turetta al pm: “Ho colpito Giulia e l’ho vista morire”

AGI – Giulia Cecchettin è morta per le coltellate subite da Filippo Turetta che le hanno provocato uno shock emorragico. Un fendente la colpisce sotto la scapola, come già indicato nell’ordinanza di custodia cautelare, ma non intacca né rescinde l’aorta. La ragazza che sognava di diventare illustratrice si è spenta poco prima della mezzanotte dell’11 novembre nella seconda fase dell’aggressione, tra le strade desolate di notte della zona industriale di Fossò, tra Padova e Venezia.

Sono le prime certezze emerse dall’autopsia, stando a quanto riferito da fonti medico legali presenti all’esame iniziato alle nove del mattino e che si prolungherà fino a tarda notte nell’istituto di medicina legale dell’Università di Padova. A guidare le analisi il consulente della Procura, Guido Viel, partecipano anche per i Cecchettin i consulenti Stefano D’Errico e Stefano Vanin e per Turetta l’esperta Monica Cucci.

La ricostruzione dell’aggressione

L’autopsia conferma che Giulia non era già più in vita quando l’ex fidanzato abbandona il corpo vicino al lago di Barcis, coperto con dei sacchi neri.

Viene assalita da Filippo, il compagno di studi di ingegneria che le ripeteva di essere stanco di vivere dopo essere stato lasciato, nel parcheggio di via Aldo Moro a Vigonovo. Prova a reagire, un uomo vede la scena e chiama il 112 ma i carabinieri non arrivano anche se, visti i tempi concitati dell’azione e la mancata indicazione della targa da parte del testimone, probabilmente sarebbe stato comunque troppo tardi.

Turetta la porta sulla sua Fiat Grande Punto nera a Fossò, la colpisce da dietro e la butta a terra mentre lei cerca di scappare. Forse le copre la bocca con del nastro adesivo per non far sentire le sue grida d’aiuto come si vedrebbe nelle immagini registrate da una telecamera di sorveglianza.

L’interrogatorio prosegue la confessione

Di tutto questo Turetta ha parlato per nove ore al pm Andrea Petroni proseguendo di fatto la confessione iniziata con le dichiarazioni spontanee quando si era definito “affranto, dispiaciuto”, pronto a “pagare” per le sue responsabilità.

Ha raccontato cosa “è scattato” nella sua testa quella sera dopo mesi di prostrazione. In un audio alle amiche, diceva: “lui mi viene a dire cose del tipo che è superdepresso, che ha smesso di mangiare, che passa le giornate a guardare il soffitto, che pensa solo ad ammazzarsi, che vorrebbe morire”.

Nei prossimi giorni, Turetta potrebbe essere chiamato a completare la sua narrazione. Le accuse di omicidio aggravato dal vincolo affettivo, sequestro di persona e occultamento di cadavere potrebbero inasprirsi se, alla luce anche dei risultati dell’autopsia, dovessero essere contestate anche le aggravanti della premeditazione e della crudeltà.