Lucio Caracciolo :”Ucraina finirà distrutta” e per la crisi in medio oriente “non si avranno mai due stati”

AGI –  “L’Ucraina finirà distrutta e in Medio oriente i due Stati non arriveranno mai”. Tra gli affreschi dell’aula della Conciliazione, nel palazzo Lateranense, i missionari, i religiosi, la Diocesi di Roma e il direttore di ‘Limes’, Lucio Caracciolo, hanno tentato di prevedere il futuro di ogni angolo del pianeta. Mondi diversi hanno dato vita a un botta e risposta serrato, conclusosi con la recita del ‘Padre nostrò, invocata dal vescovo di Roma est Riccardo Lamba per il futuro dell’umanità. Caracciolo ha ascoltato in silenzio ma non si è unito a voce alta alla preghiera. La benedizione finale ha riguardato tutti i presenti e le loro famiglie.

 

In quasi tre ore di discussione, organizzata da padre Giulio Albanese, Direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali e della cooperazione missionaria della Diocesi di Roma, la Chiesa ha espresso l’intento di “aprirsi all’agorà, al mondo, perchè la Chiesa, se non è missionaria, non è Chiesa”.
Caracciolo ha accettato di buon grado l’invito e ha svolto un’analisi a 360 gradi.

 

MEDIO ORIENTE. “La soluzione dei due Stati non esiste. Dove si farebbe lo Stato palestinese? L’attuale maggioranza di Governo in Israele con Smotrich e Ben Gvir – prosegue Caracciolo – favorisce sempre più la colonizzazione della Cisgiordania. Non credo che Israele darà vita a una guerra civile contro i coloni, che sono 500mila uomini, spesso armati, allo scopo di creare uno Stato palestinese. Israele ha aiutato Hamas a nascere e crescere in un’ottica anti Arafat. Questa impresa machiavellica si è ritorta contro i suoi ideatori. Il 7 ottobre non sono stati uccisi gli ebrei, ma gli israeliani, arabi e beduini compresi”.

 

USA 2024. “Se vincerà Trump, le cose andranno meno peggio di quanto si creda. Il Presidente degli Stati Uniti non è il capo degli Usa. Il Presidente è il portabandiera, non il comandante. Non so se Biden si presenterà alle elezioni. Oggi c’è comunque negli Usa la tendenza a proteggere di più i propri interessi e occuparsi di meno del mondo. è una fase di ‘tana libera tutti’. Per noi europei l’egemonia Usa ha significato la pace”.

 

UCRAINA. “Il tutto finirà con la distruzione dell’Ucraina più che con la vittoria della Russia – pronostica il direttore di ‘Limes’ – avremo una diaspora degli ucraini e questo avrà ripercussioni anche in Italia. La Russia vorrebbe conquistare tutto il territorio sul mar Nero fino a Odessa. Questo potrebbe avvenire in più fasi. L’Ucraina, quando ebbe l’indipendenza, contava 51 milioni di abitanti, oggi ne ha 28. Sarà già tanto se l’Ucraina potrà rimanere un Paese candidato a entrare nella Ue”.

 

RUSSIA. “La Russia ha il nucleare, fa la guerra in Ucraina e si espande a sud in Africa con la Wagner nazionalizzata e a nord nell’Artico. La Russia comunque non è la Cina, è una minaccia relativa”.

 

GUERRE M.O. E UCRAINA. “C’è una connessione tra le due guerre, ma si tratta di una connessione fattuale, non predeterminata. Ci sono rapporti più che fraterni tra Usa e Israele. Questo non vuol dire abbandonare l’Ucraina a se stessa, ma qualcosa di simile”.

 

NORTH STREAM. “Sono stati gli Usa a far saltare il North Stream”. A chi gli chiede di spiegare meglio le sue parole, Caracciolo aggiunge: “Non ho le prove esatte di come siano andate le cose, ma Biden voleva che andassero proprio cosi’. Il 7 febbraio 2022, prima dell’invasione russa, Biden disse pubblicamente: ‘Se la Russia invadrà l’Ucraina, il gasdotto salterà. Prometto che non ci sarà più il North Stream 2’. Non so se gli Usa lo abbiano fatto saltare, ma hanno pubblicamente goduto. Gli Stati Uniti non hanno mai avuto simpatia per una Germania forte”.

 

GERMANIA. “Con la guerra in Ucraina, la Germania ha perso molto. Non hanno più un rapporto diretto con Mosca e non hanno più l’energia russa, con prezzi e flussi garantiti. La Germania in recessione è comunque un problema anche per l’Italia”.

 

UNGHERIA. “L’Ungheria di Orban ha una dipendenza dalla Russia e una somiglianza ideologica. In questa fase, essere un Paese ambiguo aiuta”. 

 

MEDITERRANEO. “L’Italia – dice Caracciolo – non può continuare a non preoccuparsi delle sue frontiere, affidandosi totalmente agli altri. I russi sono in Cirenaica. I turchi in Libia e Tunisia. Cosa faremo, se la Russia costruirà una sua base a Tobruk, come ha già fatto in Siria?”

 

MIGRANTI. “Il punto di contatto tra l’Africa e l’Europa è il canale di Sicilia. Nel 2050, con l’attuale andamento demografico, non reggerà più il nostro sistema sociale e previdenziale. A quel punto le scelte sono due: o fai più figli oppure i figli li importi già fatti. A noi servono canali regolari di migrazione. Ci servono poteri di riferimento, numeri da chiamare. è sbagliato accordarsi con il dittatorello tunisino, dargli una mancia, chiedendogli di impedire l’arrivo dei neri”.

 

 

 

 

PIANO MATTEI. Lucio Caracciolo è tranchant: “Il piano Mattei non esiste. Quindi non posso avere un’opinione”. L’Italia “è un’entità trascurabile”.

 

VATICANO. Caracciolo, nonostante l’ospitalità lateranense, non ci è andato leggero: “La funzione della Santa Sede è purtroppo limitata. Il magistero papale ha fatto alcune cose, come lo scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina, ma oggi le parole del Papa non contano nella geopolitica internazionale”.

 

UE. “Non è un soggetto geopolitico – dice Caracciolo – l’Europarlamento non conta niente e si voterà sui temi nazionali, non sui temi europei. Un finlandese non potrà scegliere un italiano e viceversa”.

 

ONU. “L’Onu e l’Europa – prosegue l’analista – sono non entità. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite, durante l’anno, affitta i suoi spazi per le feste di matrimonio”.

 

IRAN. “Non ho simpatia per la classe dirigente persiana – ammette Caracciolo – e questo è un mio limite. L’Iran sta per avere la bomba atomica, se non l’ha già. Gli Hezbollah sono i più legati all’Iran. Hamas e Houthi meno. È sbagliato immaginare che tutte queste pedine si muovano direttamente su input di Teheran. Quel che è certo è che la classe dirigente persiana ritiene essere la parte eletta del mondo musulmano. Il loro pensiero va dall’Afghanistan fino al Mediterraneo e al mar Rosso. Si tratta di un regime repressivo soprattutto contro le donne, ma nelle grandi città gli iraniani mantengono forti legami anche con l’Europa”.

 

MAR ROSSO. “A Gibuti ci sono molte basi militari. La più grande è quella cinese. C’è anche una base italiana e ci sono basi di Usa e Francia”.

 

TERRORISMO JIHADISTA. “Spesso non hanno una particolare fede in Allah, ma devono pur campare”.

 

CINA. “Gli Usa – dice il direttore di ‘Limes’ – vedono la Cina come il vero sfidante per l’egemonia mondiale. Pechino, che non è una democrazia, vuole diventare una potenza oceanica, conquistare Taiwan e arrivare alle isole del Pacifico. Taiwan è l’ombelico del mondo e l’eventuale guerra coinvolgerebbe Usa e Giappone”.

 

INDIA. “Dubito che l’India sia la più grande democrazia del mondo. Una democrazia può essere castale? In India le caste persistono. Modi punta sui nazionalisti indù, escludendo centinaia di milioni di persone”.

 

BRICS. “È un cartello, non è un blocco. Cina e India sono nemici in Himalaya. L’omogeneità è modesta. In comune hanno la diffidenza verso gli Usa. Si sentono sfruttati dall’Europa e dall’Occidente: questo li unisce”.

 

MUSK. “Ha i satelliti, ma non è lui a dettare la linea alla casa Bianca. Musk è parte del sistema Usa, ma non rappresenta gli Stati Uniti”.