Milano, in coda per ‘Amazonia’ di Salgado. Mostra prorogata fino al 28 gennaio

(AGI) – Sarà prorogata fino al 28 gennaio 2024 la mostra di Sebastiao Salgado, ‘Amazonia’, alla Fabbrica del Vapore di Milano curata da Lélia Wanick Salgado, compagna di viaggio e di vita del grande fotografo. Sono stati i numeri, costantemente alti, degli ingressi a imporre questa scelta al centro artistico e culturale polifunzionale meneghino.

Dopo il progetto ‘Genesi’, dedicato alle regioni più remote del pianeta per testimoniarne la maestosa bellezza, Salgado ha intrapreso una nuova serie di viaggi per catturare l’incredibile ricchezza e varietà della foresta amazzonica brasiliana, con gli usi e i costumi delle popolazioni che vi abitano. Per riuscirci, il maestro ha vissuto nei loro villaggi per settimane, condividendone il quotidiano e fotografando le popolazioni indigene incontrate via via.

Un progetto complesso, durato sette anni, durante i quali ha fotografato la vegetazione, i fiumi, le montagne e le persone. “Non so se Salgado sia più un grande artista o un benefattore dell’umanità”, aveva affermato il Sindaco di Milano Giuseppe Sala presentando il maestro brasiliano durante l’inaugurazione della mostra, lo scorso 12 maggio. “In Amazzonia – aveva aggiunto – ha realizzato un’opera di forestazione da cui tutti noi dobbiamo imparare e ha fatto un regalo immenso all’umanità”: 

Per Sebastiao Salgado, queste immagini testimoniano ciò che ancora sopravvive a dispetto della progressiva scomparsa di cui è vittima la più grande foresta pluviale tropicale del Pianeta: “il mio desiderio, con tutto il cuore, con tutta la mia energia, con tutta la passione che ho dentro – ha sottolineato il fotografo brasiliano –  è che tra 50 anni questa mostra non assomigli a una testimonianza di un mondo perduto”. “L’Amazzonia deve continuare a vivere e avere sempre, nel suo cuore, i suoi abitanti indigeni.”

Con oltre 200 fotografie esposte, ‘Amazonia’ propone di immergersi totalmente nella realtà amazzonica ma anche di sensibilizzare i visitatori.

La mostra si sviluppa attorno a due temi. Il primo è costituito dalle fotografie di ambientazione paesaggistica, con le sezioni che vanno dalle vedute aeree della foresta ai fiumi volanti: la foresta amazzonica è l’unico luogo al mondo dove il sistema di umidità dell’aria non dipende dall’evaporazione degli oceani. Ogni albero disperde centinaia di litri d’acqua al giorno, creando il singolare fenomeno dei “fiumi volanti”, correnti d’aria cariche di umidità che originano dalla traspirazione delle piante nelle foreste pluviali e sono anche più grandi del Rio delle Amazzoni.

L’allestimento prosegue con la sezione sulla foresta, per finire con il parco di Anavilhanas – Isole nella Corrente, l’arcipelago che conta tra le 350 e le 450 isole di ogni forma immaginabile che emergono dalle acque scure del Rio Negro. Il secondo corpo di immagini è dedicato alle diverse popolazioni indigene incontrate nel suo lungo viaggio mentre al centro del percorso espositivo si trovano tre alloggiamenti che rappresentano le case indigene chiamate “ocas”.

Le fotografie delle popolazioni dell’Amazzonia, un centinaio in tutto, sono intervallate da interviste video dei leader indigeni. La mostra include i ritratti degli esponenti di ben 12 gruppi indigeni che Salgado ha immortalato nei suoi numerosi viaggi.

Come spiegato dallo stesso Salgado, “questa mostra vuole ricreare l’ambiente della foresta amazzonica, che ho vissuto, documentato e fotografato per sette anni, dando la possibilità al visitatore di immedesimarsi e immergersi sia nella sua vegetazione rigogliosa sia nella quotidianità delle popolazioni native”.

Il maestro, in occasione dell’inaugurazione, non aveva fatto mistero di essere “particolarmente felice” di tornare a esporre a Milano. “Una città – aveva precisato – che ha dato sempre molto spazio al mio lavoro, offrendo ai cittadini l’occasione di vedere immagini che testimoniano ciò che resta di questo patrimonio immenso e che rischia di scomparire”.

Salgado, da sempre artista e fotografo impegnato, crede fermamente che spetti proprio all’essere umano fare la propria parte per contribuire a tutelare il patrimonio amazzonico, “affinché la vita e la natura possano sottrarsi a ulteriori episodi di distruzione e depredazione”.