Per l’assalto alla Cgil chiesti 10 anni e mezzo di carcere per Fiore e Castellino

AGI  – Dieci anni e sei mesi di reclusione per il leader di Forza Nuova, Roberto Fiore, per il suo ex braccio destro e leader di ‘Italia Libera’, Giuliano Castellino e per l’ex Nar Luigi Aronica. Queste le richieste di condanna del pm di Roma Gianfederica Dito nel processo per l’assalto alla sede della Cgil di Corso d’Italia, al centro della Capitale, avvenuta il 9 ottobre del 2021 nel corso di una manifestazione No-Vax e No-Green Pass.

Le accuse per loro tre sono di devastazione aggravata in concorso e istigazione a delinquere. La procura ha chiesto inoltre la condanna a 9 anni e 6 mesi di reclusione per Pamela Testa, ex forzanuovista oggi in ‘Italia Libera’, a 9 anni per Luca Castellini, leader veronese di Forza Nuova, a 9 anni Lorenzo Franceschi, leader di Arezzo della formazione di estrema destra e a 9 anni Salvatore Lubrano, militante di Forza Nuova.

Nel corso della requisitoria il pm ha ricordato le parole di Castellino considerato: “leader con ruolo preponderante”, presente in “tutta l’azione dell’assalto” alla sede del sindacato e con “78 pagine di carichi pendenti” al seguito.

“Nel video del suo intervento e nel piu’ ampio discorso – dal palco di piazza del Popolo -, spiccano frasi di Castellino come: ‘oggi non ci sono piu’ canti e balli, ma ci andiamo a prendere la citta” e, ancora: ‘Partiamo in corteo e ci andiamo a prendere la Cgil'”, ha ricordato l’accusa. 

Ruolo di leader che, a parere del pm Dito, Castellino condivide con “Fiore e Aronica” considerati tutti e tre gli organizzatori del corteo di circa 3 mila persone che da piazzale Flaminio si sono recate a piazzale del Brasile, nei pressi della sede della Cgil, per poi assaltarla.

“Il corteo era stato organizzato ben prima di una ipotetica autorizzazione”, ha affermato il pubblico ministero. Su Fiore e Aronica, in particolare, il magistrato ha affermato: “ci troviamo davanti a due soggetti scaltri che hanno agito in posizione defilata, ma che risultano centrali”. Il leader di Forza Nuova è il soggetto che “organizza, istiga, ma non si sporca le mani. Non si espone nei comizi, ma dirige i cortei, stabilisce i percorsi e tratta con le forze dell’ordine. È bastato che entrasse nella Cgil per ottenere rapidamente il risultato voluto, ha ricordato il pm citando l’ordinanza del gip di Roma di due anni fa.

Aronica, “ha avuto il ruolo – come Fiore -, di gestire i manifestanti senza battere ciglio: sono stati gli organizzatori di tutto ciò che è avvenuto il 9 ottobre”. “Ciò che Castellino ha fatto in maniera sfacciata, Fiore e Aronica lo hanno fatto in maniera più intelligente” pensando di farla franca, ha ricordato il pubblico ministero. Per questo le posizioni dei tre si equivalgono.

“Voglio tenere separate le loro posizioni da quelle degli altri imputati”, ha affermato la rappresentante della pubblica accusa. “Chi conosce le regole dell’ordine pubblico sa che non si può lasciar procedere un corteo senza che nessuno lo anticipi e lo segua perchè, per motivi di sicurezza, la polizia deve esserci sempre. Anche quando il corteo non è autorizzato”, ha spiegato.

In particolare, il sostituto procuratore, ha ricordato l’assalto vero e proprio alla sede del sindacato: “I video ci riportano a tutte le azioni poste in essere: le spinte alla porta della Cgil con calci e spinte, le fioriere capovolte. Poi all’interno hanno tentato di aprire il portone principale e hanno consentito alla massa di facinorosi di entrare e devastare tutto cio’ con cui entravano in contatto, compresi i computer, quadri e suppellettili”.

“Le immagini ci riportano a uno scenario simile a un immobile terremotato”, ha detto il pm Dito ricordando che i manifestanti hanno cercato di scaricare le loro responsabilità su polizia e carabinieri. Fiore, Aronica e Castellino, secondo l’accusa, “hanno messo in pericolo l’ordine pubblico della Capitale“. Degli altri imputati merita particolare attenzione la posizione di Luca Castellini, leader veronese della formazione di estrema destra, considerato “personaggio non marginale” nell’attacco alla Cgil considerato tra “i pilastri della democrazia”.