Riapre il valico di Rafah. Distrutto il 25% delle abitazioni di Gaza. In arrivo aiuti umanitari

AGI – Il valico di Rafah sarà aperto per far passare gli aiuti umanitari attesi dai palestinesi nella Striscia di Gaza. Lo hanno annunciato i presidenti americano ed egiziano dopo la visita di Biden in Israele, occasione per rinnovare il sostegno degli Stati Uniti allo stato ebraico e scagionarlo dalle responsabilità nell’attacco all’ospedale Ahli Arab che ha sollevato un’ondata di rabbia nella regione. Da Rafah dovrebbero passare anche 27 tonnellate di aiuti alimentari che Mosca ha destinato al territorio palestinese.

Gli aiuti non arriveranno prima di venerdì a causa dei lavori da fare sulla strada, distrutta dai bombardamenti di Israele che si è impegnata a non impedire che cibo, acqua e medicine raggiungano la popolazione civile. Decine di camion pieni di aiuti aspettano da giorni in Egitto di entrare a Gaza. Per far fronte all’emergenza umanitaria, ha detto Martin Griffiths, capo delle situazioni di emergenza delle Nazioni Unite, servono almeno 100 camion al giorno.

Israele, tuttavia, ha posto una condizione. Questi aiuti non passeranno attraverso il suo territorio finché gli oltre ostaggi detenuti da Hamas non saranno rilasciati. Intanto continuano gli sforzi diplomatici per arginare la violenza. Il primo ministro britannico Rishi Sunak sarà oggi nella regione, dopo che da Pechino, il presidente cinese Xi Jinping ha detto al primo ministro egiziano che il suo Paese vuole “collaborare per portare maggiore stabilità nella regione e nel mondo”. Ieri gli Stati Uniti hanno posto il veto a una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che chiedeva una “pausa umanitaria” perché il testo non menzionava il “diritto di Israele a difendersi”.

Distrutte il 25% delle abitazioni di Gaza

Piu’ di 98.000 unita’ residenziali a Gaza, che rappresentano circa il 25% del totale nella striscia palestinese, sono state distrutte o danneggiate nell’attuale offensiva israeliana contro Hamas. Lo ha dichiarato l’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell’ONU.
Nella sua relazione quotidiana sulla situazione nella zona dopo gli attacchi terroristici del 7 ottobre, l’ufficio sottolinea che tale stima e’ conservativa, poiche’ e’ impossibile accedere a zone gravemente colpite dai bombardamenti, in particolare nella citta’ di Gaza.
Solo nella notte tra il 17 e il 18 ottobre e’ stato distrutto un edificio residenziale ad Al Bureij (Gaza centrale), dove sono morte 25 persone, e diversi altri hanno subito la stessa sorte a Jabalia (nord della striscia), dove ci sono stati 37 morti, ha evidenziato le Nazioni Unite.
La coordinatrice umanitaria ha anche calcolato, utilizzando i dati dell’Organizzazione mondiale della sanita’ (OMS), 59 attacchi alle strutture sanitarie, con 491 morti (di cui 471 all’ospedale di Al Ahli, colpito martedi’ da un missile).
Sono state danneggiate anche 170 strutture educative, tra cui 20 utilizzate dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA), nonche’ un edificio universitario, sette chiese e undici moschee.
Dopo l’attacco all’ospedale di al-Ahli, uno dei peggiori subiti da una struttura sanitaria nel mondo negli ultimi anni, le Nazioni Unite elevano i morti a Gaza dal 7 ottobre a 3.478, di cui 853 bambini, e i feriti a 12.500.

Intanto centinaia di volontari egiziani si affollano al varco di Rafah, che collega la penisola egiziana del Sinai alla striscia di Gaza, per consegnare gli aiuti umanitari senza paura di cio’ che potrebbe accadere loro, nonostante i bombardamenti israeliani.
“Sono qui per tentare di portare gli aiuti ai palestinesi. Non ho paura, sono qui e staro’ anche per un mese, due o tre. Non faro’ marcia indietro”, ha detto a EFE Abdelrahman Farid Gomaa, un giovane di 29 anni proveniente da Beir el Abd, nella provincia settentrionale del Sinai.
Da giorni Gomaa e’ con un centinaio di volontari egiziani di diverse ONG, che fanno parte della coalizione umanitaria Alleanza Nazionale per lo Sviluppo Civile, in attesa di poter entrare a Gaza attraverso il varco di Rafah, l’unico non controllato da Israele

Il bombardamento dell’ospedale

Resta da chiarire di chi sia la responsabilità delle vittime nel bombardamento di martedì sera dell’ospedale Ahli Arab. Dubbi anche sul bilancio: secondo il Ministero della Sanità del Territorio palestinese si tratta di 471 morti, molti meno secondo dell’intelligence europea che parla di non più di 50 morti. Israele ha affermato di avere “prove” che a causare la strage sia stato un razzo sparato dalla Jihad islamica e finito fuori rotta.

Le forze armate israeliane hanno continuato la notte scorsa a colpire gli obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza uccidendo fra l’altro il capo del ramo militare dell’organizzazione terroristica “Comitati di resistenza popolare” a Rafah, Rafat Harb Hussein Abu Hilal. Secondo quanto comunica la stessa Difesa su Telegram, nelle ultime 24 ore “IDF ha colpito centinaia di strutture terroristiche di Hamas, tra cui dozzine a Shuja’iyya.

Le strutture includono postazioni di lancio di missili anticarro, tunnel del terrore, infrastrutture di intelligence e centri di comando aggiuntivi. Sono stati colpiti anche dozzine di mortai, la maggior parte dei quali sono stati distrutti immediatamente dopo aver lanciato proiettili contro Israele”.

“Nel corso dei combattimenti sono stati presi di mira numerosi agenti terroristici di Hamas appartenenti alle forze “Nukbha”, che guidarono la barbara invasione delle comunità circostanti la Striscia di Gaza. Più di dieci terroristi sono stati colpiti in un attacco aereo di precisione” e in particolare Abu Hilal.