The Japanese Standoff, l’arte che si incontra a dispetto del tempo

AGI – Ragionare sull’esistenza di connessioni lungo la storia dell’arte che svelino una vicinanza spirituale tra artisti, al di là del dato cronologico. È l’intento di una mostra che sarà inaugurata sabato 16 dicembre 2023, alle ore 18:00, nello spazio espositivo ETworks Studio a Roma. “The Japanese Standoff” è il titolo della mostra, curata da Luca Arnaudo e Roberto Lacarbonara, con opere degli artisti Utagawa Hiroshige, Ennio Tamburi e Mathew McWilliams

Se nell’immaginario cinematografico è ricorrente uno scontro a tre – “alla messicana” – solitamente senza possibilità di soluzioni positive, l’occasione presente mira invece agli esiti cooperativi di un confronto, pur idealmente competitivo, facendo incontrare tre artisti di cui valorizza una comune sensibilità “giapponese” per equilibri compositivi essenziali di segno e colore, in particolare sulla carta.

 

La celeberrima xilografia del pittore e incisore giapponese Utagawa Hiroshige, la Festa di Tanabata (ca. 1856, parte della serie Cento famose vedute di Edo) è l’opera che, insieme a un’altra importante incisione dell’artista (Sakanoshita, ca. 1837, dalla serie Cinquantratre stazioni della Tōkaidō), innesca il dialogo ideale tra lo stesso Hiroshige, Tamburi e McWilliams. Aeree trasparenze, piani di profondità che s’intersecano dirigendo lo sguardo dagli spioventi di un paesaggio urbano fino all’orizzonte, o ancora assorte geometrie rupestri, moti d’acqua dalla straniante fissità: le composizioni di Hiroshige, tanto ammirate dagli impressionisti, innervano il modernismo di una straordinaria sintesi grafica.

Ai lievi movimenti di bandiere, ai volteggi animati dalla brezza dell’oceano e alle sfumate atmosfere montane ha guardato anche Ennio Tamburi nel corso della sua lunga avventura artistica, animata da meditate peregrinazioni tra Giappone, India, Tibet e Nepal, da cui ha riportato un ampio ricorso alle carte e alla segnicità propria dell’immaginario orientale, ma declinato con uno sguardo meridiano, particolarmente attento ai rapporti di luce e colore.

In questo incontro ideale subentra, con la sua produzione più recente di carte e tele, Mathew McWilliams, artista canadese di base a Parigi, che da un lato, anni fa, ebbe anche modo di conoscere personalmente Tamburi visitandone lo studio romano insieme al curatore di questa mostra, dall’altro ha sempre professato una profonda ammirazione per Hiroshige. Nel suo affermare il valore di un minimalismo compositivo a “levare”, fatta di studiate sovrapposizioni di piani-colore, l’opera di McWilliams s’insinua tra quella dei due maestri in maniera vitale e lieve, aprendo così questo “confronto giapponese a tre” a nuove prospettive di considerazione all’insegna di una comune, raffinata misura estetica.