Dai tagli al cuneo fiscale alle aliquote Irpef, 600 euro in più in bustapaga

AGI – Giancarlo Giorgetti rivendica la scelta di una legge di bilancio incentrata sulla difesa dei redditi medio bassi per mitigare l’elevata inflazione, attraverso la conferma del taglio del cuneo fiscale nel 2024 fino a 35mila euro e l’avvio della riforma delle nuove aliquote Irpef. Nel confermare la “piena legittimità dei sindacati” a scendere in piazza per contestare alcuni provvedimenti contenuti nella manovra – mobilitazione su cui è in corso un contenzioso con il governo – il titolare del Mef ribatte: “Quello che non si può dire è che il governo non abbia cura dei redditi bassi, la manovra ha fatto degli interventi con tagli su diversi comparti proprio per questo”.

Giorgetti definisce la legge di bilancio “austera ma espansiva per i redditi medio bassi”. Durante il ciclo di audizioni in Senato sono piovuti numerosi commenti sul testo. Bankitalia ha valutato un “obiettivo importante” la conferma nel 2024 del taglio del cuneo invitando il governo però a trovare “un orientamento al provvedimento nel medio termine”. La stima di via Nazionale è di una media di 600 euro in più in busta paga in un anno. Confindustria approva la scelta di puntare al sostegno dei redditi medio bassi ma boccia quella che definisce la “sostanziale assenza di strategia per la crescita”.

L’Ufficio Parlamentare di Bilancio invece mette in guardia dai possibili rischi di una manovra che “appare improntata a un’ottica di breve periodo, con interventi temporanei e frammentati”. Perché per rendere strutturale il taglio del cuneo, che costa 10,7 miliardi, andranno reperite le risorse necessarie. L’Upb sottolinea anche che la modalità per fasce del taglio del cuneo “fa cessare ogni beneficio oltre la soglia di retribuzione lorda di 35.000 euro, con una perdita di circa 1.100 euro con il superamento di questa soglia per un solo euro”. Il titolare del Mef non manca di ricordare anche in Commissione in difficile contesto economico globale, tra il conflitto in Ucraina e la crisi in Medio Oriente, in cui sta maturando la manovra.

“I dati più recenti ci dicono che il sistema economico italiano, nonostante tutte le difficoltà, è riuscito a reggere l’impatto concomitante delle diverse criticità che caratterizzano il contesto internazionale”, specifica Giorgetti. Poi aggiunge: “Nel terzo trimestre 2023 il prodotto interno lordo è risultato sostanzialmente stabile rispetto sia al trimestre precedente, sia allo stesso periodo del 2022”. Poi avvisa: “Se la stima preliminare relativa al terzo trimestre dovesse essere confermata, l’obiettivo di crescita per l’anno in corso contenuto nel Dpb (0,8%) potrebbe essere soggetto a una – sia pure contenuta – correzione al ribasso”.

A chi chiede una programmazione a lunga scadenza degli interventi di finanza pubblica, Giorgetti fa notare: “La manovra è inevitabilmente concentrata sulle difficoltà del presente, privilegiando il sostegno alle famiglie anche per compensare, per quanto possibile, la perdita di potere di acquisto che hanno subito finora”. Tanti i temi toccati nel corso dell’audizione, dai provvedimenti sulla natalità alle pensioni, dall’inflazione all’impegno per ridurre il rapporto debito/Pil.

“La manovra è conforme alle raccomandazioni ricevute dalla Commissione Europea per il 2024”, sottolinea il ministro del Tesoro. Quanto al pacchetto di privatizzazioni ipotizzato nella manovra, Giorgetti commenta: “L’ambizione è alta ma sicuramente perseguibile. Non appena la legge di bilancio sarà approvata il tema legato complessivamente alle privatizzazioni deve essere affrontato”.

La maggioranza ha espresso la volontà di non presentare emendamenti al testo, potrebbe arrivare invece un testo del governo con delle modifiche sul capitolo pensionistico e in materia di tassazione sulla casa. Il capogruppo Pd in Senato Francesco Boccia incalza: “Viste le tante critiche che stiamo ascoltando chiediamo al ministro: anche dopo le audizioni l’impianto della manovra resta inemendabile per il governo?”. Giorgetti replica: “Ho espresso l’auspicio, che è quello di tutti i ministri dell’Economia, che tutti dicano la manovra va bene così. Le proposte migliorative ci potranno essere. Se si toglie una certa misura se ne deve trovare un’altra che valga altrettanto”.