Escalation con il Libano, ucciso comandante di Hezbollah

AGI – Dopo l’uccisione la settimana scorsa a Beirut del vice capo di Hamas, Saleh al-Arouri, Israele ha sferrato un altro duro colpo nel Sud del Libano, colpendo a morte un comandante militare di Hezbollah. Si tratta di Wissam Hassan Tawi, alto esponente della forza Rawdan, un’unità speciale del movimento sciita filo-Iran: l’auto sulla quale viaggiava è stata colpita nel villaggio di Majdal Selm, a circa 6 km dal confine.

Nessuna dichiarazione da parte di Israele ma è arrivata la conferma del gruppo di Hassan Nasrallah. Sono circolate foto che vedono ritratto Tawi proprio con il capo di Hezbollah, oltre che con il capo delle forze iraniane al-Quds, Qassem Soleimani, ucciso in un raid Usa a Baghdad quattro anni fa. Una vittima ‘eccellente’ che alza ancora di più la tensione al confine tra i due Paesi, mentre il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, di nuovo in visita in Medio Oriente, è tornato a lanciare l’allarme contro il pericolo di un allargamento del conflitto, avvertendo del rischio “metastasi” per l’intera regione.

Incontrando le truppe di stanza sul confine settentrionale, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha assicurato che farà di tutto “per ripristinare la sicurezza nel Nord” e consentire ai residenti al confine con il Libano di tornare a casa. “Naturalmente preferiamo che ciò avvenga non con una vasta campagna, ma questo non ci fermerà. Abbiamo dato loro un esempio di ciò che sta accadendo ai loro amici del Sud. Questo è ciò che accadrà qui al Nord”, ha aggiunto. 

Parole simili sono state usate dal ministro della Difesa, Yoav Gallant, che in un’intervista al Wall Street Journal ha avvertito che Israele può “replicare a Beirut” quello che “sta avvenendo a Gaza”. Sebbene lo Stato ebraico non voglia allargare il conflitto al Libano del sud contro Hezbollah, “80.000 persone devono poter tornare alle loro case in sicurezza”, e quindi se gli altri mezzi – in primis diplomatici – falliscono, “siamo disposti a sacrificarci”, ha affermato.

La giornata è stata scandita da un botta e risposta sul confine tra Israele e Libano: missili anticarro sono stati lanciati dal Paese dei Cedri verso Har Dov, nel nord dello Stato ebraico, dove un soldato è stato lievemente ferito. Stessa sorte per un civile a Shtula, nella Galilea occidentale, mentre a Kiryat Shmona non ci sono state vittime ma solo danni a un’infrastruttura e a una macchina. Le forze armate israeliane hanno risposto con raid aerei che hanno colpito il punto di origine dei lanci e altri obiettivi nel Sud del Libano.

Da Beirut il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib ha ribadito che il Libano e’ pronto ad attuare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza Onu secondo la quale le forze di Hezbollah non saranno schierate a sud del fiume Litani, l’esercito libanese controllerà tutto il Paese, fino al confine con Israele, ed Hezbollah verrà disarmato. Allo stesso tempo, Israele deve ugualmente attuare la risoluzione, ritirandosi “completamente da tutti i territori libanesi e fermando le violazioni terrestri, marittime e aeree”.

In questa cornice, preoccupa in Israele quanto successo sabato scorso, quando Hezbollah ha rivendicato di aver colpito con un missile anticarro una struttura radar delle forze aeree israeliane sul Monte Meron. Israele non ha dato dettagli ma domenica ha ammesso che l’attacco ha causato danni alla struttura, che serve da unità di controllo militare aereo nella regione settentrionale. Il responsabile sarebbe un missile Kornet-EM a guida laser, con un raggio d’azione che può raggiungere i 10 km e viaggia a bassa quota, in grado di ‘bucare’ il sistema difensivo Iron Dome.