Haiti, record di povertà e crimini. Anche l’attesa missione Onu è a rischio

AGI – “Haiti è vittima di barbarie simili a quelle delle zone di guerra”. Lo aveva ribadito, solo pochi giorni fa, il ministro degli Esteri dell’isola caraibica, Jean Victor Geneus intervenendo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al Palazzo di Vetro. Ma le sue parole, confermate da numeri di omicidi e rapine, raddoppiati nel giro dell’ultimo anno, non hanno evidentemente sortito l’effetto sperato. In una sentenza emessa venerdì un tribunale keniota – l’unico Paese che si era detto disponibile a guidare una missione Onu di polizia per arginare la violenza nella martoriata isola – ha definito “illegale” l’eventuale dispiegamento della polizia del Kenya, mettendo di fatto a rischio il futuro della missione internazionale che era stata richiesta da Port-au-Price per affrontare l’emergenza delle gang criminali.  

 

Il governo del Kenya ha promesso di impugnare la sentenza ma è indubbio che la decisione dei giudici, presa sulla scia del dibattito politico interno e delle preoccupazioni per il coinvolgimento in quel difficile contesto, lasciano Haiti in una situazione ancor più grave d’incertezza. L’aiuto internazionale era stato invocato a lungo dal governo e, finalmente, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato la missione all’inizio di ottobre. Un via libera arrivato dopo mesi di omicidi di Stato, esecuzioni sommarie per strada, epidemie e danni incalcolabili provocati dal cambiamento climatico, sullo sfondo del catastrofico terremoto del 2010 (da cui l’isola non si è mai realmente ripresa)

 

Il
dietrofront della Corte Suprema del Kenya sulla missione, secondo molti osservatori, sarebbe stato influenzato anche dalla decisa reazione dell’opposizione al governo di Nairobi, che si è detto pronto “a dar battaglia” contro il coinvolgimento del Paese nella missione Onu.  Il contingente in questione, peraltro, sarebbe stato ‘leggero’ (si parla di un migliaio di poliziotti che avrebbero dovuto aiutare le forze locali a contenere la violenza delle bande armate) ma il giudice kenyota
Enock Chacha Mwita ha comunque dichiarato che “qualsiasi decisione da parte di un organo statale o di un funzionario statale di dispiegare agenti di polizia ad Haiti…è contrario alla Costituzione e alla legge ed è quindi incostituzionale, illegale”. Di conseguenza, l’ordinanza emessa “vieta il dispiegamento di forze di polizia ad Haiti o in qualsiasi altro Paese”, ha dichiarato l’Alta Corte.
 

Il presidente  del Kenya William Ruto, ha continuato a difendere “la missione di pace in un paese devastato dall’eredità del colonialismo” mentre il governo ha ribadito “il suo impegno a rispettare i suoi obblighi internazionali”. Resta tuttavia il fatto che il ‘no’ della Corte Suprema posticipa a data ancora da definire (c’è chi parla anche di anni) un intervento quanto mai necessario. “Il popolo haitiano – aveva dichiarato Geneus al Palazzo di Vetro – non ce la fa più: ogni giorno che passa senza la forza multinazionale, il Paese è sempre più in mano alle gang criminali“.

L’ex colonia francese, il paese meno sviluppato dell’emisfero settentrionale, è stato paradossalmente uno dei 51 Stati che hanno dato vita all’Onu nel 1945.