“Il 7 ottobre vendetta per Soleimani”. Marcia indietro dei Pasdaran dopo la smentita di Hamas

AGI – Dopo la smentita di Hamas, i Pasdaran iraniani hanno ritirato la loro dichiarazione secondo la quale il massacro del 7 ottobre nel Sud di Israele era stato una risposta all’assassinio, nel 2020, del comandante del Corpo delle Guardie rivoluzionarie iraniane Qassem Soleimani. Il portavoce dei Guardiani della Rivoluzione di Teheran, Ramazan Sharif, ha sostenuto che le sue parole “sono state interpretate male”. “Non ho affermato che l’operazione sia stata eseguita come vendetta per l’uccisione di Qassem Soleimani. Ho semplicemente menzionato che uno degli esiti era una forma di ritorsione per l’assassinio”, ha spiegato. 

“Hamas nega la fondatezza delle affermazioni del portavoce del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica dell’Iran, generale di brigata Ramadan Sharif, riguardo all’operazione del Diluvio di al-Aqsa e alle sue motivazioni. Abbiamo ripetutamente confermato i motivi e le ragioni dell’operazione Flood of al-Aqsa, e soprattutto i pericoli che minacciano la Moschea di al-Aqsa. Confermiamo inoltre che tutti gli atti di resistenza palestinese sono una risposta all’occupazione sionista e alla sua continua aggressione contro il nostro popolo e i nostri luoghi santi”, è stata la dichiarazione del movimento islamista palestinese.

Israele preannuncia una guerra lunga

Nell’ottantaduesimo giorno di conflitto, continuano gli attacchi di Israele nella Striscia di Gaza, e nonostante i continui appelli internazionali per una tregua, i dirigenti israeliani hanno preannunciato una guerra lunga. Cinque giorni dopo l’adozione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza sugli aiuti umanitari a Gaza, le Nazioni Unite hanno nominato una nuova responsabile per coordinarli, si tratta dell’olandese Sigrid Kaag; nonostante la risoluzione, in questi ultimi giorni non si sono verificati miglioramenti significativi nell’ingresso di aiuti mentre anche i negoziati su una tregua sono fermi. Inoltre restano bloccati tutti i collegamenti telefonici e internet.

Stamattina, un nuovo raid israeliano in Cisgiordania ha provocato 6 morti, portando a oltre 300 il bilancio delle vittime nella zona occupata. Intanto, il portavoce delle forze armate israeliane Daniel Hagari ha sottolineato che “mentre perseguiamo il nostro obiettivo di sconfiggere Hamas, lo facciamo agendo con cautela e attenzione verso i civili di Gaza che stanno soffrendo in questa guerra che Hamas ha inflitto a tutti noi”, e che “continueremo la nostra importante missione per sconfiggere Hamas e salvare i nostri ostaggi, per un futuro migliore della regione”.

I testimoni hanno riferito di attacchi aerei e combattimenti di terra a Khan Younis, nel Sud della Striscia di Gaza, ma anche di bombardamenti intensi sui campi profughi di al-Maghazi e al-Boureij, nel centro del territorio. Nel Nord, all’alba ci sono stati violenti combattimenti nella città di Gaza e in quella di Jabaliya. Oltre alle 1.140 vittime israeliane del 7 ottobre, 164 soldati sono stati uccisi in questi due mesi e mezzo di guerra.

Abu Mazen: “Oltre il genocidio”

Dei 250 ostaggi prelevati da Hamas, 129 risultano ancora prigionieri, di cui 15 donne. Le vittime degli attacchi israeliani su Gaza sono 21.110 secondo l’ultimo bilancio diffuso da Hamas. Secondo il presidente dell’autorità palestinese Abu Mazen, il piano di Benjamin Netanyahu non si limita alla distruzione di Hamas: “si vuole sbarazzare dei palestinesi e dell’autorità”, ha accusato ieri da una tv egiziana.

“Quello che succede nel territorio palestinese in questi giorni va oltre la catastrofe e il genocidio”, ha aggiunto. Nella notte, il presidente degli Usa Joe Biden ha parlato al telefono con l’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim ben Hamad al-Thani, il cui Paese è stato mediatore nei negoziati che avevano permesso una tregua alla fine del mese scorso.

Secondo quanto emerso dalle fonti ufficiali, hanno discusso dell’attività diplomatica per la liberazione degli ostaggi e per il cessate il fuoco. Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani è tornato a parlare della situazione, auspicando che quello in corso in Medio Oriente non si trasformi in un “conflitto fra ebrei, cristiani e musulmani, fra Oriente e Occidente”.

Nuovo attacco degli Houthi a una nave

Gli Houthi hanno attaccato una nave Msc nel Mar Rosso per impedirle di raggiungere Israele. La notizia, riferita dall’emittente Al Jazeera, che ha citato una fonte yemenita, è stata rilanciata anche dai siti israeliani. Un portavoce delle forze armate del gruppo yemenita ha precisato che una nave commerciale, la Msc United, è stata “bersagliata con missili navali dopo aver ignorato tre chiamate di avvertimento”. Lo stesso portavoce ha affermato che sono stati effettuati attacchi con droni anche contro la città israeliana meridionale di Eilat e “altre aree della Palestina occupata”.

La compagnia di navigazione Msc ha confermato l’attacco ad una sua nave. Si tratta della portacontainer United VIII. “Tutto l’equipaggio è al sicuro e non sono stati segnalati feriti ed è in corso una valutazione approfondita della nave”, si legge in una nota.

Dal canto suo, Tel Aviv ha reso noto che un aereo da caccia dell’aeronautica israeliana ha abbattuto un “bersaglio aereo ostile” sul mar Rosso. Il bersaglio era un drone lanciato dallo Yemen, dicono i militari. In una breve dichiarazione, l’IDF ha spiegato che l’obiettivo si stava dirigendo verso Israele. Sono stati pubblicati i filmati che mostrano l’intercettazione.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fissato tre requisiti per raggiungere la pace con i “vicini palestinesi di Gaza”, dopo aver sottolineato la sua intenzione di intensificare l’offensiva contro Hamas. “Hamas deve essere distrutto, la Striscia di Gaza deve essere smilitarizzata e la società palestinese deve essere deradicalizzata. Questi sono i tre prerequisiti per la pace”, ha detto al Wall Street Journal.

Secondo il ministero della Sanità di Hamas, trenta corpi di vittime sono stati trasportati nelle ultime 24 ore all’ospedale Nasser di Khan Younes.

The Palestine Red Crescent ambulance teams, evacuated several casualties and martyrs after a house was bombed the last night in the Al-Amal neighborhood in #KhanYounis.
Videography by: PRCS volunteer, Talat El-Agha#Gaza pic.twitter.com/8medqZzk0q

— PRCS (@PalestineRCS)
December 26, 2023

Erdogan contro Israele, “Netanyahu come Hitler”

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu come Adolf Hitler. Parole del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, tornato ad accusare il governo israeliano per la dura rappresaglia sulla Striscia di Gaza. “Quello che fa Netanyahu non ha nulla da invidiare a ciò che ha fatto Hitler”, l’ultimo attacco di Erdogan. Secondo il presidente turco, proprio il senso di colpa rispetto a quanto avvenuto ai tempi del nazismo “impedisce a Paesi come la Germania di alzare la voce” e avrebbe scatenato “una caccia alle streghe” nei confronti di coloro che nelle università hanno criticato Israele.

#Gaza
A seguito dei bombardamenti di ieri nei campi Al-Maghazi e Al-Bureij, 209 i feriti e 131 i morti arrivati finora all’ospedale di Al-Aqsa. Circa la metà di loro erano donne e bambini.
I team #MSF stanno fornendo cure per le diverse lesioni da trauma causate dalla guerra

— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA)
December 25, 2023

I prigionieri nudi e legati, radunati in uno stadio di Gaza ricordano quanto accaduto nei campi di concentramento nazisti, è il commento di Erdogan alla diffusione delle immagini di prigionieri palestinesi mezzi nudi e legati, radunati in uno stadio di calcio vuoto. “Come si può giudicare le immagini che abbiamo visto? Hanno radunato i prigionieri nello stadio come fossero in campi di concentramento nazisti. Che differenza c’è? Nessuna. Siete uguali a Hitler e la Turchia continuerà ad alzare la voce per le vittime musulmane innocenti”, ha detto Erdogan oggi.

Netanyahu, Erdogan non può darci lezioni morali

“Erdogan, che commette il genocidio dei curdi e ha battuto il record mondiale di incarcerazione di giornalisti che criticano il suo governo, è l’ultima persona che può darci lezioni morali”. Così ha risposto il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, al presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che lo aveva paragonato a Hitler. L’esercito israeliano sta combattendo Hamas mentre Erdogan li “loda e ospita i loro alti funzionari”, ha aggiunto il capo di governo israeliano. 

Al-Sisi e Abdallah: no allo sfollamento dei palestinesi

Il Presidente egiziano, Abdel Fattah El-Sisi, e il Re Abdallah II di Giordania hanno dichiarato congiuntamente che si oppongono a qualsiasi tentativo di porre fine alla causa palestinese o di sfollare i palestinesi da Gaza e dalla Cisgiordania sia all’esterno sia all’interno dei loro territori.

“I due leader hanno affermato il loro totale rifiuto di ogni tentativo di porre fine alla causa palestinese o di sfollare i palestinesi fuori dalle loro terre o di sfollarli all’interno, sottolineando che l’unica soluzione che la comunità internazionale deve spingere per la sua attuazione è un cessate il fuoco immediato e l’entrata in vigore gli aiuti umanitari”, si legge nella dichiarazione della presidenza egiziana.

I leader si sono riuniti oggi al Palazzo Al-Ittihadiya al Cairo. Al Sisi e Re Abdallah hanno anche chiesto una “soluzione equa e globale” al conflitto, che secondo loro dovrebbe includere la creazione di uno Stato palestinese indipendente lungo i confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale, si legge nella dichiarazione. A novembre, Egitto e Qatar hanno svolto un ruolo fondamentale nella conclusione di un accordo di cessate il fuoco temporaneo che ha portato al rilascio di decine di ostaggi israeliani precedentemente detenuti da Hamas e dalla Jihad islamica nella Striscia di Gaza.

Axios: Blinken tornerà nella regione la prossima settimana

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, volerà in Medio Oriente alla fine della prossima settimana per discutere della guerra a Gaza. Lo ha riferito Axios, citando diverse fonti. Si tratta della quarta visita del capo della diplomazia Usa nella regione dall’inizio del nuovo conflitto, la quinta in Israele, dove dovrebbe arrivare venerdì prossimo. Tappe sono previste anche in Cisgiordania, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar. Nessuna conferma è arrivata dal dipartimento di Stato.

Nazioni Unite “profondamente preoccupate”

Anche le Nazioni Unite hanno dichiarato di essere “profondamente preoccupate” per il continuo bombardamento israeliano del centro della Striscia di Gaza e hanno esortato le forze israeliane a prendere tutte le misure possibili per proteggere i civili.  “Siamo profondamente preoccupati per il continuo bombardamento del centro di Gaza da parte delle forze israeliane (…) Tutti gli attacchi devono rispettare rigorosamente i principi del diritto umanitario internazionale, in particolare la distinzione (tra civili e soldati, ndr), la proporzionalità e la precauzione”, ha detto  il portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Seif Magango, in un comunicato che aggiunge “è particolarmente preoccupante che questo ultimo pesante bombardamento arrivi dopo che le forze israeliane hanno ordinato ai residenti del sud di Gaza di spostarsi verso il centro di Gaza e Tal al-Sultan a Rafah”.

Intanto su X, il premier Israeliano ritratto con il caschetto da guerra inneggia le sue truppe “I nostri riservisti danno il massimo e meritano tutto. La politica che abbiamo stabilito è chiara: Tutti i riservisti riceveranno – in retribuzione e risarcimento – tutto ciò che meritano per tutto ciò che fanno per noi. I ministeri del governo agiscono di conseguenza per attuare questa politica”.

 

חיילי המילואים שלנו נותנים הכל ומגיע להם הכל.

המדיניות שקבענו ברורה:

כל חיילי המילואים יקבלו – בשכר ובפיצויים – את כל המגיע להם עבור כל מה שהם עושים למעננו.

משרדי הממשלה פועלים בהתאם כדי לממש מדיניות זו. pic.twitter.com/mBmAvA2vXc

— Benjamin Netanyahu – בנימין נתניהו (@netanyahu)
December 26, 2023

Arrestata l’attivista palestinese Khalida Jarrar

 L’eminente attivista politica palestinese e sostenitrice delle donne incarcerate, Khalida Jarrar, è tra i palestinesi arrestati durante i raid militari israeliani nei paesi e nelle città della Cisgiordania. Ne danno notiza i media arabi. Jarrar avrebbe dovuto parlare all’evento online “Prigioni e incarcerazione in un tempo di genocidio”, ospitato mercoledi’ dall’organizzazione giornalistica indipendente Jadaliyya.

In un post sui social media dopo il suo arresto, l’organizzazione ha affermato che Jarrar era “attualmente detenuta senza accuse” e che l’evento non sarebbe stato cancellato. Leader della sinistra palestinese, Jarrar è stata incarcerata da Israele più volte e più recentemente per 22 mesi senza accusa fino al suo rilascio nel settembre 2021.