Il duello Conte-Schlein e la visione tolemaica del Pd

AGI – Abbandonare la “visione tolemaica” di un Pd al centro dello schieramento con gli altri partiti dell’opposizione a fare da “satelliti”. È questa la condizione necessaria, per Giuseppe Conte, per arrivare a una alleanza fra le forze progressiste. È la lettura che fonti del Movimento 5 Stelle offrono dello stato dei rapporti fra il presidente Conte e la segretaria Elly Schlein. Un’impresa che, sulla carta, appare alla portata, ma che scorrendo le prese di posizione dell’una e dell’altra parte sembra quanto mai remota. A pesare sono le elezioni europee che, in virtù di un sistema proporzionale e con preferenze, non favoriscono le alleanze. Ma c’è altro.

Innanzitutto ci sono i temi, a cominciare da quello dei conflitti bellici su cui Giuseppe Conte non manca di richiamare l’attenzione di un Partito Democratico attraversato da sensibilità diverse.

Non a caso, la necessità sottolineata da Conte di “garantire la sovranità e l’integrità” dell’Ucraina “tutelando gli interessi delle popolazioni russofile” sono state accolte con un ‘altolà’ dal senatore Pd, Filippo Sensi: “Se il punto è questo, nessuna ambiguità. Astenersi gialloverdi”. Riferimento al matrimonio politico fra M5s e Lega del 2019 che generò il Conte I. E quando Conte interroga il Pd su quanti ancora hanno “nostalgia del Jobs Act, della Buona Scuola o sostengono il turbo-atlantismo e le politiche europee neolibersite” a rispondere è il capogruppo dem al Senato Francesco Boccia, in passato ‘pontiere’ con i Cinque Stelle e regista di molte alleanze nei Comuni e nelle Regioni con il partito di Conte: “Io non parlo di passato perché sennò dovrei chiedere a Conte se ritiene ancora validi i decreti sicurezza di Salvini.

Il Pd fa i suoi congressi e non è proprietà di nessuno”. La segretaria Schlein – prima di imbarcarsi per Strasburgo dove assiste alla plenaria sul caso Ilaria Salis – ribadisce al suo omologo M5s che “il Pd è unitario”, ma avverte anche che “nessuna delle forze politiche” dell’opposizione “è sufficiente per costruire da sola un’alternativa alla destra”. E aggiunge: “Trattamento alla pari? Bisogna chiedere a Conte cosa significa”.

Nonostante questo, fonti del M5s segnalano che il dialogo con il Pd rimane aperto e ripetono come un mantra che l’alleanza si costruisce su una “progettualità'”.È vero, si sottolinea, che c’è uno stallo ai tavoli che riguardano alcuni comuni e alcune regioni chiamate al voto, come in Piemonte e Basilicata, ma è anche vero che progressi si registrano in Umbria, a Perugia, e in molti comuni che andranno al voto in Emilia-Romagna. Il percorso, tuttavia, rimane in salita per stessa ammissione di fonti del Pd. Il ragionamento è che, nel momento attuale, è il Movimento 5 Stelle ad avere il “coltello dalla parte del manico”.

Secondo questa lettura, Conte avrebbe il ‘vantaggio’ di gestire un partito che ha meno classe dirigente, quindi meno assuefatto a governare. Da qui le parole di Conte alla presentazione del libro di Roberto Speranza, “noi stiamo bene all’opposizione, non abbiamo fretta di governare”. Parole che un dirigente Pd di lungo corso traduce in un avvertimento: il presidente M5s sa che il Pd è “il partito di governo per eccellenza” e che un pezzo importante del partito di Schlein, dopo aver governato con formule diverse per dieci anni, non si sente a suo agio in opposizione e su quello vuole fare leva. Al contrario, il M5s sta tranquillamente all’opposizione e questa cosa peserà dopo le europee, al di là del risultato elettorale. A scandagliare fonti Pd, in ogni caso, il risultato di Schlein dovrebbe essere tale da non metterne in pericolo la leadership. La soglia psicologica alla quale si guarda è quella del 21-22 per cento.