Le associazioni dei consumatori contro i rincari della Rc Auto: “spropositati”

AGI – “Un rialzo del tutto spropositato, che non trova alcuna giustificazione, se non la volontà di aumentare i profitti a scapito delle famiglie”. Così l’Unione nazionale consumatori commenta l’aumento del prezzo medio delle tariffe Rc auto, indicato dall’Ivass. “Un prezzo che non si registrava dall’ottobre del 2019 quando era pari a 403,96″, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, secondo cui “anche sul fronte del differenziale tra città virtuose come Aosta e Napoli non si registra alcun miglioramento”.

Secondo il Codacons, l’impennata delle tariffe Rc auto determina una maxi-stangata da complessivi 910 milioni di euro su base annua a carico degli automobilisti italiani. Lo afferma il Codacons. “L’aumento dei prezzi delle polizze del +7,9% porta il costo medio dell’Rc auto a quota 388 euro a ottobre – analizza l’associazione – Questo equivale ad un incremento di circa +28 euro a polizza rispetto allo scorso anno, ma se si considera che in Italia, in base all’ultimo dato fornito da Ivass, circolano 43 milioni i veicoli assicurati, di cui 32,5 milioni di autovetture, la stangata sull’Rc auto solo per la categoria degli automobilisti raggiungere la maxi-cifra di 910 milioni di euro”.

“Si tratta di un segnale pericolosissimo per i consumatori – spiega il presidente Carlo Rienzi – Questo perchè se da un lato gli automobilisti hanno l’obbligo di assicurare la propria autovettura, dall’altro le compagnie di assicurazioni non devono sottostare ad alcun limite tariffario e possono aumentare a proprio piacimento le tariffe ai clienti. Per tale motivo, a fronte dei nuovi dati Ivass, chiediamo oggi un intervento urgente del Governo perchè adotti misure tese a limitare lo strapotere delle imprese assicuratrici e limitare l’escalation dei prezzi dell’Rc auto” conclude Rienzi.

Secondo l’Aduc, i numeri di incidenti e inflazione non “giustificano” la crescita del 7,9% dlele polizze, considerato anche che non si registrano particolari aumenti di tasse e del costo del personale. Secondo l’associazione “le imprese hanno deciso di voler guadagnare di più, tanto chi deve pagare è obbligato a farlo. Certo l’automobilista può scegliere una compagnia piuttosto che un’altra, ma di fatto, in un mercato dove il compratore è obbligato ad esser tale, la forbice di offerte e di concorrenza è molto bassa”.

Per Aduc, “non è libero chi acquista, vigente l’obbligo di contrarre la polizza. Questo non è un mercato libero, ma organizzato solo per far guadagnare chi offre” e per questo “occorre levare l’obbligo di assicurazione Rc-auto. Assicurarsi, per il possessore di un veicolo, deve essere una convenienza, pena l’esposizione del proprio intero patrimonio al risarcimento di un danno, dove lo Stato, per esempio, in assenza di copertura, potrebbe intervenire, come già oggi fa, con il Fondo di garanzia per le vittime della strada (reimpostato al nuovo mercato senza obbligo). E per venire incontro a questa convenienza, chi offre l’assicurazione non avrebbe alternative ad essere all’altezza del mercato”.

Secondo Anna Rea, presidente di Adoc nazionale, i dati Ivass sull’andamento dei prezzi delle polizze Rc auto “mostrano rincari inarrestabili che stanno raggiungendo livelli astronomici”.

“Questi aumenti – spiega – sono insostenibili e stanno minacciando seriamente le tredicesime, che andranno letteralmente in fumo, per chi ha la fortuna di averle. Le famiglie italiane, che già stanno facendo i conti con le stangate di mutui, dell’energia e, in generale, con l’aumento del costo della vita, sono allo stremo e i loro bilanci messi a dura prova per garantirsi una copertura assicurativa obbligatoria per la circolazione”.

“Bisogna intervenire con urgenza per tutelare i consumatori e impedire che le assicurazioni continuino a speculare. Chiediamo di convocare la Commissione di Allerta Rapida per affrontare la questione e lavorare insieme per limitare questi aumenti ingiustificati e porre rimedio a un’ingiustizia territoriale: ci sono automobilisti che, pur essendo virtuosi, per il solo fatto di vivere in una determinata città pagano cifre altissime”, conclude la presidente di Adoc.