Mercati in rialzo in attesa dei dati sull’inflazione Usa

AGI – I mercati procedono spediti e in rialzo, in attesa dei dati odierni sull‘inflazione americana e della riunione di domani della Fed. La previsione è che i prezzi al consumo negli Usa rallenteranno a novembre dal 3,2% al 3,1%, rafforzando l’aspettativa che la Federal Reserve abbia completato il suo ciclo di rialzo dei tassi e possa ridurre i costi di finanziamento nei prossimi mesi. Dopo la Fed, giovedì toccherà alla Bce e alla Boe.

La Fed e la banca centrale europea dovrebbero mantenere i tassi invariati, per cui i mercati si concentreranno sui tagli futuri. Gli operatori ora scommettono al 40% su un taglio di 25 punti base a marzo e al 72,6% su un taglio a maggio. Molto probabilmente il governatore della Fed Jerome Powell e la presidente Bce Christine Lagarde proverranno a ridimensionare le attese sui tagli prezzati dal mercato per il 2024, che sono di 125 punti base per la Bce e di 140 punti base per la Fed. Oggi in Asia, la Borsa di Tokyo è in rialzo, dopo che i media hanno riferito che la Boj non vede la necessità di affrettarsi a ridurre la sua politica ultra-espansiva.

Il Giappone si conferma un’eccezione in un contesto di tassi di interesse elevati e questo ha reso il Nikkei quest’anno il miglior listino asiatico. Anche Seul avanza e sale Hong Kong, trainata dai titoli immobiliari, che contano sull’arrivo degli stimoli governativi di Pechino. Sulla parità invece Shanghai e Shenzhen, con quest’ultima che viaggia ai minimi da cinque anni, a causa della stentata ripresa economica cinese.

La maggior parte delle valute asiatiche si mantiene in un range ristretto, mentre il biglietto verde avanza, in attesa dei dati sull’inflazione americana e della Fed. Lo yen è salito dopo aver perso terreno per le dichiarazioni ancora accomodanti della Boj. Lo yuan è piatto e risente delle tendenze deflazionistiche in Cina. Il dollaro australiano è salito leggermente, dopo che il governatore della Reserve Bank of Australia, Michele Bullock, ha detto che la banca manterrà un approccio cauto, per timore dell’inflazione.

Anche la rupia è ai minimi storici in attesa dei dati sull’inflazione indiana, prevista in rialzo. Poco mosso il prezzo del petrolio, con entrambi i benchmark deboli ma tornati sopra quota 70 dollari al barile.

A Wall Street i future sono positivi, dopo che i tre listini newyorkesi hanno chiuso in rialzo, in attesa dei dati sull’inflazione e della Fed. A frenare un po’ l’ascesa della Borsa americana ieri è stato soprattutto il comparto tecnologico, appesantito dai ribassi segnati da Microsoft (-0,78%) e Alphabet (-1,26). A contenere le perdite del settore ci hanno pensato i titoli dei semiconduttori con Globalfoundries (+5,43%), Applied Materials (+5,02%) e Broadcom (+8,99%) a guidare la classifica dei rialzi.

Tra le azioni più brillanti della sessione spicca Macy’s, protagonista di un balzo del 19,47% dopo la notizia secondo cui Arkouse Management e Brigade Capital Management avrebbero presentato un’offerta di acquisto da 5,8 miliardi di dollari per il gruppo di grandi magazzini. In rialzo anche i future sull’EuroStoxx 50, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso miste, con Francoforte che ha toccato un nuovo record, in vista, giovedì, del direttivo della Bce.

Gli analisti scommettono che i rialzi dei tassi siano finiti e attendono indicazioni da Christine Lagarde sulla tempistica dei tagli. La scorsa settimana si è registrato nell’Eurozona un consistente calo dei rendimenti sulla scia di un rafforzamento delle aspettative sui tagli da parte delle principali banche centrali. Gli investitori restano in attesa degli sviluppi sul fronte della riforma del Patto di Stabilità: potrebbe tenersi il 19 dicembre un meeting straordinario dei ministri delle Finanze Ue per cercare di giungere a un accordo.

E mentre la trattativa sulle regole di bilancio resta aperta, giovedì, oltre alla Bce, è in calendario in Italia alla Camera la ratifica del Mes, con la Lega che promette di fare muro. Intanto, mentre prosegue l’offensiva israeliana a Gaza, un missile antinave lanciato dal territorio controllato dagli Houthi nello Yemen ha colpito una petroliera, mentre attraversava lo stretto di Bab-el-Mandeb, che separa lo Yemen dalla costa africana. Lo rende noto l’esercito Usa, il quale sta prestando assistenza alla nave.

L’attacco fa seguito a una serie azioni lanciate dal territorio controllato dagli Houthi contro navi militari e commerciali, alcuni dei quali, secondo gli Usa, sono stati resi possibili dall’Iran. Un possibile allargamento del conflitto mediorientale all’Iran è l’unico vero timore dei mercati, perché farebbe schizzare verso l’alto il prezzo del petrolio, il quale ora langue invece su livelli piuttosto bassi.