MORNING BELL: tassi alti ancora per un pò, ed è superdollaro

AGI –  I mercati non riescono a riemergere e riprendono a viaggiare sottotono, dopo che alcuni funzionari della Federal Reserve hanno consolidato il timore che i tassi di interesse statunitensi resteranno più alti per un periodo più lungo e mentre lo yen è scivolato vicino ai minimi da un anno, mettendo i trader in guardia in vista di un possibile intervento valutario delle autorità giapponesi. “Resto disposta a sostenere l’aumento del tasso della Fed in una riunione futura, se i dati in arrivo indicheranno che i progressi sull’inflazione sono in fase di stallo o sono troppo lenti per riportare l’inflazione al 2% in modo tempestivo”, ha detto ieri il governatore della Fed Michelle Bowman.

Intanto il numero uno della Fed, Jerome Powell non ha fatto commenti sull’attuale politica monetaria del suo istituto, o sulle prospettive economiche degli Stati Uniti, limitandosi a dire che “stiamo ancora risentendo degli effetti della pandemia”. Powell, ieri nel corso del suo intervento, ha citato le carenze di manodopera nel settore sanitario, le continue difficoltà di accesso all’assistenza all’infanzia e altri problemi accentuati dalla crisi sanitaria provocata dal Covid. Intanto la retorica aggressiva dei funzionari della Fed arriva mentre si discute di altro possibile aumento dei tassi Usa quest’anno. Secondo il FedWatch Tool del Cme Group, i trader di futures sui fondi federali scontano una probabilità del 26% di un rialzo dei tassi a novembre e una probabilità del 45% di un aumento entro dicembre. Oggi in Asia la Borsa di Tokyo cede oltre l’1,7% e il ministro delle Finanze giapponese Shunichi Suzuki ribadisce che le autorità stanno osservando da vicino il mercato valutario e sono pronte a intervenire, mentre lo yen sfiora quota 150 sul dollaro a 149,9. Brusco ribasso alla Borsa di Hong Kong, che crolla quasi del 3,5% dopo essere rimasta chiusa lunedì per festività, affossata dai timori per i tassi Usa. A Hong Kong sono riprese oggi le negoziazioni delle azioni del colosso immobiliare cinese Evergrande. Il titolo è estrememente volatile ed era stato sospeso giovedì scorso, dopo la notizia che Hui Ka Yan, il suo presidente e fondatore, era sospettato di essere coinvolte in “crimini illegali” ed è stato posto sotto sorveglianza dalla polizia. Giù di oltre l’1% la Borsa di Sydney, dopo che la Reserve Bank of Australia, nella sua prima riunione sotto il nuovo governatore Michele Bullock, ha lasciato invariati all’1,4%, come previsto, i suoi tassi di interesse. I mercati nella Cina continentale restano chiusi per la festa della Golden Week, che durerà fino alla fine di questa settimana. Chiuso per festività anche il listino di Seul.

 La prospettiva di un nuovo rialzo dei tassi Usa quest’anno e di meno tagli il prossimo, ha fatto scendere il prezzo del petrolio ai minimi da tre settimane e ha rafforzato il biglietto verde, che ha toccato un nuovo picco di 10 mesi su un paniere di sei delle principali valute rivali, ha fatto mangiare la polvere allo yen e ha mandato l’euro sotto quota 1,05 sul dollaro. Anche il rublo si è indebolito oltre la soglia simbolica di 100 per dollaro, prima di recuperare leggermente. In Asia i future sul Brent scendono sotto quota 90 dollari al barile e quelli sul Wti poco sopra 88 dollari, per la paura che gli alti tassi possano danneggiare l’economia e rallentare la domanda di materia prima. Nel frattempo, nemmeno lo scongiurato pericolo dello shutdown negli Usa ha allentato il nervosismo sui Treasury ed è proseguito il selloff dei titoli di Stato, con il rendimento del 10 anni a stelle e strisce al 4,68%, dopo aver toccato il top dal 2007 al 4,7%, mentre il 2 anni è restato sopra al 5%. A Wall Street i future restano deboli, dopo che ieri i tre indici di New York hanno chiuso misti, con il Nasdaq in rialzo dello 0,67%, il Dow Jones a +0,22% e lo S&P poco sopra la parità.

Al Nasdaq sono saliti i titoli a grande capitalizzazione tra cui Apple, Meta, Amazon, Alphabet e Microsoft, cresciuti tra lo 0,9% e il 2%, mentre Nvidia è salita quasi del 3% e anche Tesla ha guadagnato lo 0,55%, malgrado nel terzo trimestre non abbia centrato le stime sulle consegne. Da notare che ieri negli Usa il settore manifatturiero si èr afforzato, restando pero’ in contrazione per l’undicesimo mese consecutivo, a 49 punti. In Europa nel frattempo i future arretrano, dopo che le Borse sono tornate a perdere colpi, sulla scia dei dati sui Pmi dell’Eurozona, che hanno mostrato che il settore manifatturiero resta in contrazione per il quindicesimo mese consecutivo, indicando un forte deterioramento dello stato di salute del comparto. “Per tutto il terzo trimestre il Pmi manifatturiero si èattestato molto al di sotto della soglia di 50, siamo quindi abbastanza certi che la recessione del manifatturiero ha continuato durante tale periodo”, ha affermato Cyrus de la Rubia, Chief Economist di Hamburg Commercial Bank. Ieri Milano èstata maglia nera, giù dell’1,39%. Il listino tricolore, ha pagato un sovrapprezzo al collocamento del Btp valore, che ha convinto alcuni investitori a spostare risorse dal settore azionario a quello obbligazionario. Intanto domani usciranno negli Usa i dati dell’Ism servizi e venerdi’ quelli sul mercato del lavoro a stelle strisce. La previsone èche il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere leggermente a settembre, dal 3,8% al 3,7% e gli occupati dovrebbero calare di quasi 30.000 unità a 158.000 unità.

Sempre domani toccherà agli istituti centrali di Nuova Zelanda e Polonia e venerdi’ alla Bank of India prendere le loro decisioni. Tutti quanti dovrebbero mantenere i tassi invariati, ad eccezione della banca centrale polacca che dovrebbe effettuare un secondo taglio consecutivo dei tassi di un quarto di punto percentuale. Da tener d’occhio, sempre domani, la presidente Bce, Christine Lagarde, dalla quale vedremo se arriverà un maggiore ottimismo sull’evoluzione del quadro inflattivo, alla luce del marcato rallentamento registrato a settembre. Questa calo dell’inflazione nell’Eurozona, commenta Jack Allen-Reynolds, economista del gruppo di ricerca Capital Economics, “rafforza la nostra opinione secondo cui la Bce ha finito di alzare i tassi di interesse, anche se continuiamo a pensare che la banca non inizieràa  tagliare i tassi fino alla fine del 2024″. Corrado Cominotto, responsabile Gestioni Patrimoniali Attive di Banca Generali, ha invece un altro punto di vista: “Il mercato non si aspetta che la Bce si fermi e non esclude un altro rialzo a dicembre. Poi, nel 2024, si aspetta uno stop e una discesa, a seguire, già nella prima metà dell’anno”. –