Onu chiede la tregua a Gaza. L’Unione Europea: “Proteggere i civili”

AGI – L’Onu è tornato a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza, forte dell’appoggio degli oltre tre quarti dei 193 membri dell’Assemblea Generale che si sono espressi in favore dell’appello, dopo che la settimana scorsa Washington aveva posto il veto nel Consiglio di Sicurezza. Da parte sua il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, proprio sottolineando “il ruolo chiave” del Palazzo di Vetro, ha esortato il segretario generale Antonio Guterres a organizzare una conferenza internazionale sulla soluzione del conflitto israelo-palestinese, definendola l’unica via possibile per risolvere la crisi “per sempre”.

Da Strasburgo si è fatta sentire la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che pur riconoscendo a “Israele il diritto di fare tutto il possibile per garantire che non ci sia mai più un evento orribile come quello accaduto il 7 ottobre”, ha ricordato come lo Stato ebraico abbia “anche il dovere di fare tutto il possibile per proteggere i civili, anche se Hamas li usa come scudi umani”.

Hamas potrebbe mettere fine a questo fermando i combattimenti. Liberando gli ostaggi. E smettendo di nascondersi dietro i civili”, ha aggiunto la von der Leyen.

La presidente della Commissione Ue ha anche puntato l’attenzione sull'”aumento della violenza da parte dei coloni estremisti”.

Questo “sta infliggendo enormi sofferenze ai palestinesi” in Cisgiordania, sta mettendo a repentaglio le possibilità di raggiungere una pace duratura, e potrebbe anche rendere più instabile l’intera regione”. La von der Leyen si è quindi espressa a favore all’imposizione di “sanzioni agli autori degli attacchi in Cisgiordania. Devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni. Questa violenza non ha nulla a che fare con la lotta ad Hamas e deve cessare”.

E mentre a Gerusalemme centinaia di familiari degli ostaggi tenuti da Hamas a Gaza si sono riuniti fuori dal palazzo del governo per manifestare a favore di un loro ritorno, secondo fonti israeliane e straniere citate dai media, Israele e Hamas sono lontani dal raggiungere un nuovo accordo per il rilascio dei sequestrati.

“Attualmente non ci sono trattative in corso. Ci sono colloqui preliminari volti a valutare se entrambe le parti sono disposte a discutere termini per un nuovo accordo”, ha specificato una fonte, dopo le voci ieri di un negoziato.

Intanto Israele continua ad attaccare la Striscia di Gaza: nelle ultime 24 ore sono 250 le postazioni di Hamas colpite dalle forze armate israeliane nell’enclave palestinese. Scontri violenti si sono concentrati nel quartiere Shejaiya di Gaza City dove è stata presa di mira e distrutta una cellula terroristica che si preparava a lanciare razzi contro Israele. Nello stesso quartiere sono morti in un agguato dieci soldati, di cui sette della Brigata Golani. I militari sono stati colpiti da granate e bombe più volte mentre i compagni cercavano di portare via i caduti e i feriti.

Tra le vittime, anche il colonnello Itzhak Ben Basat, l’ufficiale più alto in grado a essere ucciso nella Striscia dall’avvio dell’operazione di terra. L’ex capo di Stato maggiore e ministro nel gabinetto di guerra Benny Gantz ha espresso le condoglianze ai familiari dei caduti, sostenendo che l’operazione in corso è la “seconda guerra d’indipendenza d’Israele” e “ci sta costando un pesante, doloroso e difficile prezzo”.

Israele ha anche colpito postazioni dell’esercito siriano, in risposta agli attacchi di ieri provenienti dal Paese vicino: quattro i proiettili lanciati dalla Siria, di cui due caduti in Israele, senza fare vittime. La tensione prosegue anche nel Mar Rosso dove negli ultimi giorni si sono intensificati gli attacchi dei ribelli yemeniti filo-Iran contro navi commercial: due missili lanciati dallo Yemen hanno mancato la petroliera Ardmore Encounter vicino allo stretto di Bab el-Mandeb. Secondo un funzionario americano, che ha parlato sotto anonimato, durante l’incidente una nave da guerra Usa ha abbattuto un drone che volava nella sua direzione.