“Vi racconto mio nonno Oscar Wilde”

AGI – Merlin Holland è un gentiluomo inglese di 78 anni reso elegantemente giovanile da un’innata goffaggine, nonché l’unico discendete diretto di Oscar Wilde. Il diverso cognome è dovuto al fatto che suo padre Vyvyan, figlio secondogenito dell’autore del ‘Ritratto di Dorian Gray’, fu costretto, come il fratello, ad adottare una nuova identità anagrafica dopo lo scandalo seguito al famoso processo per sodomia. Oggi massimo esperto e curatore dell’opera omnia del celeberrimo nonno, Merlin Holland lo è anche del libro autobiografico di suo padre Vyvyan Holland “Essere figlio di Oscar Wilde” da poco pubblicato in Italia da La Lepre Edizioni. Lo abbiamo incontrato a Roma.

Qual è la storia di Essere figlio di Oscar Wilde e cosa racconta?

“Si tratta di un’opera che ha richiesto più di 50 anni di preparazione, tale era la resistenza di mio padre a rievocare il passato. Pubblicarlo è stato per lui una catarsi, una liberazione dal dolore, ed è servito a completare la storia di mio nonno rendendo pubblico ciò che è successo ai suoi familiari dopo il processo che subì. Quando il libro è uscito per la prima volta in Inghilterra, nel 1954, mio padre ricevette moltissime lettere di persone che si dicevano addirittura all’oscuro del fatto che Wilde avesse avuto una progenie. La prima parte del testo racconta l’infanzia felice di Vyvyan, vissuta fino ai 9 anni accanto ai genitori. In era vittoriana, quando i padri dell’alta borghesia e della nobiltà non usavano trascorrere molto tempo con i figli piccoli, mio nonno Oscar era talmente affettuoso da giocare per ore con i suoi bambini sul pavimento”.

“La seconda parte del libro descrive i tre anni di esilio forzato seguiti al processo per omosessualità di Wilde del 1895. Cambiato nome, i suoi due figli fuggono dall’Inghilterra affidati a una governante, mentre la moglie Constance vi resta nonostante l’enorme portata dello scandalo. Mio padre non si dilunga su questo tema, ma mia nonna era una donna estremamente coraggiosa e non abbandonò il marito sin dopo l’ultima sentenza, pur raggiungendo spesso i figli o comunque tenendosi in stretto contatto con essi, prima della definitiva ricongiunzione, mentre la loro diaspora da esuli continuava di collegio in collegio tra Svizzera, Germania, Italia e Principato di Monaco”.

“Dopo un inserto composto da una trentina di lettere giovanili di Wilde e tre suoi racconti inediti (prima tramandati oralmente e poi scritti), la terza parte del libro racconta del ritorno a casa dei figli di Wilde, a seguito della morte della mamma, e di come la famiglia tenti di cancellare ogni ricordo del loro padre, che non doveva nemmeno essere nominato. E’ la più emozionante, perché nonostante tutti i tentativi di rimozione la memoria di Oscar trapela di continuo nella vita di Vyvyan Holland. Le ultime pagine riportano una lettera dell’amante di Wilde, Alfred Douglas, a Vyvyan ed un necrologio di un compagno di università di Oscar, di nome William Ward, che lo ricorda da giovane”.

La figura di Wilde è incredibilmente moderna: si può dire che il ritratto di Dorian Gray sia il primo profilo social?

In effetti quella che dominava l’era vittoriana somiglia all’ipocrisia del nostro tempo. Si presenta in pubblico un’immagine ideale di se stessi, ma dietro c’è una realtà completamente diversa. La differenza è che oggi siamo disposti a vendere le nostre anime in cambio di ricchezza e successo, più che di bellezza.

Il titolo del libro di suo padre è Essere figlio di Oscar Wilde: chi è il figlio di Wilde oggi?

David Bowie era suo figlio. D’altronde mio nonno è sempre stato amato dal rock: la sua immagine è anche sulla copertina di Sgt Pepper dei Beatles. Più in generale, era un individualista in un tempo in cui il conformismo dominava. Oggi nessuno ama dirsi conformista: non è mai esistito un periodo in cui tanta gente vorrebbe essere Oscar Wilde.

Con i suoi comportamenti, Wilde è stato l’antesignano del genderfluid?

Suppongo di sì. Ogni volta che vado al cimitero parigino di Pere – Lachaise, la maggioranza delle persone che trovo intorno alla sua tomba sono giovani, che strappano pagine dai loro diari, vi scrivono dolci dediche e le lasciano come biglietti d’amore. Negli anni ne ho raccolti e conservati moltissimi. Un gran numero sono in lingua italiana, e di donne.

Il perbenismo vittoriano che condannò Wilde somiglia alle nuove dittature della cancel culture e del politically correct?

Non so, ma parlando di Wilde bisogna sempre tenere presente che nulla per lui era solo bianco o solo nero. Al contrario: secondo il suo principio ispiratore la realtà non era mai univoca. Aborriva il dogmatismo. Quindi la cultura dell’assolutismo di oggi l’avrebbe profondamente scioccato.

Ha un aforisma per il libro di suo padre?

Preferisco citare una frase contenuta tra le sue pagine che ho veramente compreso solo 30 anni dopo averla letta per la prima volta: non c’è nulla di peggio del realizzare che nessuno al mondo sta pensando a te come la persona più importante. Rappresenta la solitudine totale. Quella che purtroppo hanno sperimentato i figli di Oscar Wilde.