La crisi delle leadership. L’allarme di Letta, Prodi e Gentiloni

AGI – Per essere un leader, in un periodo storico in cui nel panorama internazionale mancano leadership solide, serve talento, certo, ma anche fortuna. Gianni Letta, Romano Prodi, Paolo Gentiloni e Luigi Gubitosi, si danno appuntamento alla Luiss per presentare l’ultimo libro di Antonio Funiciello, già consigliere a Palazzo Chigi di Mario Draghi e dell’attuale Commissario europeo all’Economia – ‘Leader per forza’ – e descrivono le difficoltà del presente e le necessità per il futuro.

Spesso nella storia sono le circostanze a imporre e a rivelare un leader” dice Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei governi Berlusconi. “La leadership è essenziale nella democrazia” sottolinea prima di elencare (ripercorrendo le pagine del libro) le caratteristiche principali di un leader:

  • riluttanza al potere,
  • capacità di delegare,
  • scegliere gli uomini e le donne giuste per formare uno staff,
  • capacità di lavoro e pazienza, imparare dagli errori, sapersi correggere.

“Se queste sono le virtù principali di un leader – annota – si capisce perché oggi c’è tanta crisi di leadership. Forse quelli di oggi hanno dato troppo retta a quella lettera in cui Machiavelli scrive ‘non sapendo ragionare né dell’arte della seta ne’ dell’arte della lana, né dei guadagni e delle perdite, mi sono arrangiato a ragionar dello Stato'”. Ecco, conclude, “i leader di oggi parlano di Stato ma non so quanto ragionino di Stato. Persino un difetto di Mosé, Funiciello lo eleva a caratteristica del leader: un certo nepotismo. Qui – è l’ultima ‘stoccata’ di Letta – i leader di oggi hanno preso bene la lezione”. 

Per Romano Prodi “la caduta di leadership nelle democrazie è un problema drammatico. Oggi manca un leader? Ma come si fa a essere un leader quando per obbligo si è costretti a coalizioni sempre più complesse, in cui la tua fatica è l’accordo interno del governo?”, sottolinea l’ex presidente del Consiglio che lancia anche un avvertimento: “Dove va la democrazia se diventa impossibile esprimere una leadership? Quel che mi preoccupa di più è che negli ultimi dieci anni ho visto che i regimi autoritari aumentano, che la Russa e la Cina affascinano l’Africa e che stiamo creando un mondo in cui l’Ovest democratico ha tutti contro e si ritira sempre di più”.

Anche Paolo Gentiloni ribadisce nel suo intervento la carenza di leadership lungimiranti, sia nel mondo della politica che nel mondo dell’imprenditoria. “Le leadership possono essere fortissimamente volute ma possono anche arrivare per caso, è la storia che costruisce dei leader”, sostiene. “Oggi in Europa chi più si avvicina a una grande leadership? Mi viene da dire Zelensky. L’invasione russa lo ha fatto diventare quel che è diventato, una persona che con la sua tenuta riesce a difendere i nostri valori nell’Europa di oggi”.

Per il Commissario europeo all’Economia, la mancanza di leadership “che guardano oltre il domani” è causata in parte dalle “condizioni di grande fragilità delle democrazie, e in parte dai meccanismi di comunicazione, per come funzionano i mercati finanziari. Tutti questi elementi portano a rendere molto raro un elemento che dovrebbe essere fondativo di una leadership a qualsiasi livello, quello di guardare oltre la dimensione del giorno per giorno, del presente. Da questo punto di vista – conclude – siamo messi malatissimo”.

Funiciello condivide la linea tracciata dai relatori: “Viviamo anni in cui si va lentamente definendo un equilibrio nuovo, dobbiamo fare in modo che questo equilibrio si definisca cercando di contenere i conflitti e le guerre che invece sono esplose in tutta la loro violenza. In questa capacità di capire il contesto trasformativo che viviamo, sta la qualità delle leadership di oggi”.

“Oggi – insiste in conclusione l’autore – c’è bisogno di un sano realismo, di un’attenzione ai consensi e ai sondaggi, ma anche la capacita’ di leggere certe dinamiche per provare a governarle, perché questo fanno i grandi leder. Machiavelli diceva che gli arcieri bravi sono quelli che puntano verso i bersagli più lontani. Quelli che noi ‘follower’ non riusciamo a vedere ma che loro con una mira particolare riescono a individuare anche da molto lontano”.