Maria Grazia Chiuri: ‘la moda, come il libro, è libertà’ [VIDEO]

AGI – Il libro come sogno, fonte creativa ed espressione di libertà. Libri che nutrono anche le collezioni di moda e diventano moda. La Fiera ‘Più Libri Più Liberi’ di Roma non poteva portare sul palco una voce più autorevole per dirlo: quella di Maria Grazia Chiuri, la prima direttrice creativa donna della storica Maison fondata nel 1946 da Christian Dior, dal 2016 la ‘nostra’ italiana sul trono di Francia.

“Sono cresciuta negli anni ’70 e per me la moda è sempre stato un modo per ribellarsi a mia madre che mi voleva vestita da tirolese. Io la moda l’ho sempre vissuta come una forma di libertà: decido per me, chi voglio essere e come voglio essere”. Chiuri è disinvolta e sicura di sé mentre ricorda (strappando un sorriso al parterre) la mamma che cercava d’imporle vestiti improbabili mentre lei voleva i jeans strappati.

I libri hanno aiutato Chiuri a combattere gli stereotipi per reinterpretare l’abbigliamento mettendo al centro la donna e il suo sentire: un nuovo approccio alla femminilità diventato nel giro di breve una nuova declinazione di femminismo che va oltre il fashion  system e parla alle giovani d’oggi e alla società. Non a caso la griffe Dior figura tra i partner della 22ma edizione di questa fortunata manifestazione: 670 eventi in quattro giorni, tutti regolarmente sold-out, oltre 115mila presenze e, dulcis in fundo, vendite in forte crescita per gli editori.

Sono numeri da record assoluto, ha tenuto a sottolineare Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Associazione Italiana Editori. Era tra i vip, in prima fila, anche durante l’applauditissimo incontro-confronto “Italiane a Parigi”, che ha accesso i riflettori su due prime donne italiane Oltralpe: con Maria Grazia Chiuri e la curatrice della fiera, Chiara Valerio, Teresa Cremisi, presidente di Adelphi, già direttrice di due colossi editoriali francesi come Gallimard e Flammarion. 

Avvicinata da AGI, a margine dell’evento, Maria Grazia Chiuri ha spiegato il senso di una non scontata collaborazione tra la Maison francese e la piccola e media editoria italiana: “Io amo molto i libri e c’è anche un rapporto personale con Chiara Valerio e quindi per me è stato un piacere poter coniugare questa passione e quest’amicizia in un progetto realizzato a Roma di cui sono molto orgogliosa perché coniuga un aspetto creativo e culturale”. “I libri per me sono uno strumento fondamentale per il mio lavoro creativo – ha aggiunto – mi permettono d’immaginare e di sognare…la mia presenza qui è per dire a tutti ‘leggete’!

E’ possibile rintracciare i segni delle letture che l’hanno più marcata in tutti i moda board firmati Chiuri, è lei stessa a raccontarlo mentre invita le persone ad abbandonarsi alla lettura per trovare creatività e libertà attraverso i libri. Poi, facendo sorridere un’altra volta i presenti ammette anche che la moda può – a ben vedere – essere assimilata al libro: c’è chi indossa un indumento griffato solo per apparire e chi acquista libri (mai letti) da esporre nella biblioteca di casa, perchè fa ‘status’.

‘We Should All Be Feminists’ is the motto of Maria Grazia Chiuri’s Spring-Summer 2017 collection. Discover more https://t.co/h8KQQERaCz pic.twitter.com/VKAirdVI0F

— Dior (@Dior)
February 10, 2017

C’è una narrativa nel mondo della moda? Secondo Maria grazia Chiuri ce ne è più di una, a partire da quella che dipinge lo stilista-artista come un genio solitario, chiuso in una stanza a creare, mentre nelle grandi aziende del lusso è il team work che premia e fa vincere un progetto, insieme al confronto continuo nella squadra che lo deve portare avanti. “Purtroppo la moda, aggiunge, è stata raccontata male e anche oggi lo è, perché troppo spesso viene legata all’idea (commerciale) di un brand”. Un aspetto che i nuovi media hanno contribuito ad accentuare mettendo in secondo piano, a suo avviso, “quanto invece la moda sia parte del sistema culturale”.

I pensieri vanno immediatamente alla sua iconica t-shirt “We Should All Be Feminists”. Un messaggio forte, di rottura, che nel 2017 inaugurò l’era Chiuri della Maison francese. Una Maison, ammette, che l’ha accolta e fatta sua da subito, di fatto incoronandola all’interno della sua grandiosa storia e all’interno di un sistema culturale di cui la moda, in Francia, fa parte a pieno titolo. Anche per questo, dice, “mi sento di ringraziare Parigi”.